google-site-verification=wjjD1oS-xfJ-3gpG84GohGJ9NaPvNald6x8JXMh-mNI

Trapani invittissima di Salvatore Accardi

Cerca

Vai ai contenuti

Altre scritture 2

Gli editoriali pubblicati in questo sito www.trapaniinvittissima.it sono tutelati dall'articolo 17, comma 4°, sulla direttiva europea del diritto d'autore nel mercato unico digitale (anno 2019).


Il disinteressato vescovo Vincenzo Ciccolo Rinaldi
Vincenzo era deciso di andare in fondo alla questione e di porre rimedio agli sregolati concubinati, alle “belle senz’anima” e ai dispendiosi matrimoni. La sua non era un’intrusione negli affari civili bensì, un uniformarsi all’innovativa pastorale con rimuovere l’ufficiale di stato civile inesperto.

il duca che difese il volgo
In sette anni e fino al 1754, anno del suo decesso, il viceré è stato tra l’altro fautore della prammatica reale che tutelò i proietti e che regolamentò il parto cesareo di afflitte donne. Inoltre, s’impegnò a bandire i liberi muratori dal Regno, sebbene ritornarono con il viceré Francesco d’Aquino principe di Caramanico, gran maestro della Loggia palermitana.

Il festino del 16 agosto descritto da Fortunato Mondello
Il 10 agosto 1299 era stata decretata da Federico II una solenne fiera nel piano del santuario, la quale rinnovatasi in aprile per quindici giorni. Dallo stesso sovrano nel 1315 veniva prescritto da Messina che il tempo della fiera fissavasi soltanto in agosto, in cui si celebra l’annuo festino popolare. Questa fiera venne posteriormente abolita.

Il sarcasmo di William Henry Smith
In viaggiatore disapprova alcuni riti sacri e la credenza nei santi confrontandoli con quelli pagani. Sostenitore della primaria cristianità avulsa a decadenti processioni penitenziali e propiziatorie ancora celebrate, Smith afferma che le sue osservazioni sono il risultato della sua attenta considerazione “non dettata da un sentimento indisponente o intollerante” (not are they dictated by any unfriendly or intolerant feeling).

il sigillo della lettera nascosta
Orazio Girolamo Floresta avvalorava la sua discendenza consanguinea a nove cavalieri “Floresta e Collongue “ desunta dai “rolle des Chevaliers de la Venerable Langue de Provence” (riconosciuta da Francesco Ximenez de Texada di Malta) necessaria per ottenere la carica di “Capitano di Giustizia” di Trapani che mantenne per due volte dal 1780 al 1784.

il venerabile fra Santo di San Domenico
la biografia del beato nella narrazione di Begnigno da Santa Caterina

L'Immacolata
descrizione della festività dell'Immacolata di Fortunato Mondello

l'arte nel presepio
libretto di Fortunato Mondello sugli scultori di statuette di presepe

la cappella dei barbieri nella chiesa di Santo Spirito
Oltre l’uso del luogo sacro per exercere et omnia alia exercitiam spiritualia facere, i due sacerdoti alimentarono nei barbieri il culto dell’immagine dello Spirito Santo, dei Santi Cosma e Damiano e di San Giacomo minore permettendo all’intera arte l’uso della cappella dove seppellire i mastri.

La congregazione della Ficarella
Questa Congregazione del Crocifisso appellata con altro nome la Ficarella, venne fondata circa all’anno 1660. per lo spazio di anni quattro dimorò nel chiostro del convento dell’Itria de’ padri Agostiniani scalzi, in una stanza terrana, accomodata ad oratorio. Ma poi ritornò una altra volta in San Domenico, da dove si era partita.

La congregazione delle anime del Purgatorio
la descrizione dell'omonima chiesa nella narrazione di Benigno da Santa Caterina e l'elenco dei confrati estratto da una scrittura notarile.

La congregazione di Maria Santissima di Custonaci
Adesso è di un bianco splendente e fulgida di azzolo nella prospettiva dello scomparso altare centrale. Nella parete di destra e di sinistra si percepisce il luogo destinato ai due altari laterali riservati a “beneficiali” che celebravano le messe davanti la statua settipalmare e miracolosa dell’Ecce Homo ed in quella del Crocifisso Signore.

La congregazione di Maria Santissima del Fervore nuncupata delli Studenti
Nella redazione dell’inventario dei preziosi si menzionarono 23 corone di spine. Probabilmente con le stesse, gli studenti della congregazione, parteciparono ai riti della settimana Santa trapanese. Costoro si dedicarono
agli esercizi spirituali e alle letture delle “Meditazioni” del beato gesuita Carlo Spinola.

La domenica palmara
Da tempo a Trapani il rito delle Palme avveniva fuori le Mura nel luogo detto in volgo Torre de’ Palii, a oriente della città, dove si disposero le sedie a semicircolo: a settentrione quelle per il Celebrante e due Ministri, a meridione quelle per il Senato di fronte l’Altare e da parte d’occidente quelle per i Canonici. L’arciprete di San Pietro bussava alla porta per entrare in città ed esultante, con il seguito di gente ed ecclesiastici con le palme in mano, imitava il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme avvenuta sei giorni prima la sua passione.

La gioiosa quindicina di ferragosto
Nel 1810 il reverendo Giuseppe La Bruna compilava un’avvincente e dettagliata Relazione pella formazione dell’apparecchio nel Prospetto del Palazzo Senatorio. Primariamente nell’atrio del Prospetto di Linea Retta, cominciando dalla Porta Maggiore sino all’altra Porta, devono formarsi numero otto Pilastri di Legname come pure l’ossatura di una Lamia (lamina) a forma di detto per tutta la sopradetta linea all’altezza del Portone.

La giuliana della Compagnia di Sant'Anna
Il 9 marzo 1781 si compilava l’elenco dei preziosi in argento, un tempo disposti all’interno del quadro della Madonna della Pietà, dipinto che tuttora si conduce in processione nel corso della settimana santa trapanese. Nella scrittura si accenna anche alla reliquia di Sant’Anna annotata dal parroco Giuseppe Fardella nei suoi Annali.

la guarentigia dell'ordine pubblico
Mancavano due giorni al sei aprile 1855 e il barone Todaro, sindaco di Trapani, non conosceva l’ora del convegno e il luogo dove incontrare il Comandante delle Armi della Provincia, i magistrati e l’Intendente; autorità che parteciparono alla processione dei “Santi Misteri” nel piano di Sant’Agostino e non davanti la chiesa di San Michele.

La lanterna di Giovanni Biagio Amico
Con la relazione del 1747, il sessantatreenne Giovanni Biagio Amico portava a termine il progetto di un dammuso da adibire a fanale, o sia lanterna, nell’entrata del porto di Trapani per sicurtà e attracco dei navigli.

La processione dei fanali e del Santissimo Sacramento
Intorno al 1698 si decise di fondare a spese della cittadinanza la Chiesa sotto il titolo del Sacramento dove si
amministrò tale Opera e poi nel 1718 s’istituì la Congregazione del Santissimo Sacramento, il cui compito era la diffusione del culto di “Gesù Sagramentato ed ossequiarlo con diverse preghiere nelle 40 Ore Circolari”.

La processione di San Sebastiano
Così, nella città dei tre carceri (Vicaria, del Castello di Terra e di Mare, vale a dire la Colombaia) e dei tre ospedali (l’ospedale di Sant’Antonio, dei Pellegrini e convalescenti e quello militare di San Sebastiano) come per la processione del Cereo, anche in quella di San Sebastiano i senatori trapanesi assistevano con il Secreto seduti nella balconata alta e bassa e vi partecipavano con pompa sfilata.

L'antica ricorrenza di San Francesco di Sales
Quattro giorni prima la festa del Santo, l’arciprete Michele Tortorici manifestava il desiderio del vescovo mazarese Emanuele Custo di riunire l’intero clero trapanese presso la congregazione di San Francesco di Sales e ospitare il missionario Giovanni Battista di San Cataldo accolto dalla delegazione di Paceco, che, “per uno spirito di vertigine vogliono impedire la partenza del Padre Missionario per Trapani.

Cani, ti voglio mettere in galera


I frati affermarono di essere informati delle liti tra Mortillaro e Magrì e che quest'ultimo era protetto dal priore, il quale, trovò in quell'occasione l'appiglio per punire Mortillaro. L'interrogatorio di Mortillaro, inginocchiato e incatenato "con tre para di ferri" ai piedi, si svolse a lume di candela all'una di notte (18,45 serali) nella stanza del priore. Oltraggiandolo con "brutte parole", Antonio Laines con profondo risentimento mortificava il frate offendendolo con: "cani ti voglio mettere in galera". Dall'accusa, il priore passava alla simulazione mostrando le mani di Mortillaro, che a suo intendere, recavano i segni dello sfondamento della porta con presunte "impolle".

la Prammatica sopra la moderattione del fausto e pompa

Havendo Sua Maestà in molti delli suoi regni prohibito l'ostetationi come cose dannosissime delle republiche, ha comandato più volte expressamente che l'istesso si facci in questo regno, e benché l'ostentatione e prodigalità di essa sia eccessiva e si usano più inventioni e vanità che un altro populo e republica rimane in maniera che sarria necessario abolire la maggior parte di esse, ha risoluto limitarle con la presente prammatica perpetuo volitura, sotto le pene infrascritte.

una particolare esenzione di non tassare

Sembra che lfar pagare ad altri le tasse si ripete anche ai giorni nostri, seppure in forma diversa, pressoché simile nella sostanza. E guardandoci attorno ci accorgiamo dei palesi segnali discriminatori, a volte nepotistici, che imperversano nei consolidati gruppi asso-banco-finanziari e non solo nel profano ma anche nel sacro.

l'intercessione della Gloriosa Santa Rosalia


Si racconta che in quel funesto 1624 un galeone proveniente dalla Barberia attraccava nel porto di Trapani con un carico di mercanzie, tra cui, robe infettate dalla peste e doni destinati al vicerè Filiberto di Savoia, il quale le reclamava con decisa avvertenza tanto che sia l'equipaggio che le mercanzie non si sottoposero ai consueti quaranta giorni di "contumacia". Giorni dopo l'approdo a Palermo si diffuse il contagio nella città e dintorni. Parecchi sono stati contagiati dal "morbo pestifero" e solo "la provvida intercessione della Santuzza" debellava il male dalla città, malgrado le avvenute processioni ordinate dal pio cardinale Giannettino Indoria, che si prodigò in favore dei bisognosi.

I mali e le cure

La vita d'ogni città ha sempre dovuto combattere contro le emergenze mediche e le necessità di sussistenza che interessano gli abitanti. Il nostro vuole essere un bozzetto di un più ampio quadro futuro sulla scienza medica della Trapani borbonica. Le fonti c'informano, più o meno approfonditamente sulle malattie e sui metodi adottati per curarle, insoliti e curiosi solo ai nostri occhi d'oggi, eredi di un percorso di ricerca che ha culla proprio in queste rudimentali sperimentazioni. Una delle fonti è la quattrocentennale corrispondenza tra i senatori trapanesi, i vicerè e i funzionari spagnoli e borbonici, che costituisce il corpus degli atti del Senato, formato di bandi, proclami, mandata e lettere raccolti in diversi volumi.

Preti ladroni

Macchiarsi di disonore per azioni vergognose avrebbe originato biasimo alle famiglie che contavano nell'avvenire "religioso" dei propri figli.

la processione del Cereo di R. Ciaramella

Ma il comune di Trapani cercava tutti i pretesti per attaccar lite con i frati ai quali invidiava il possesso della statua della Madonna che era fonte perenne di lucro. Certo che allora le finanze comunali dovevano essere esauste ed il possesso della statua miracolosa, la cui fama si era da secoli diffusa in tutto l'orbe cristiano ed alla quale monarchi, guerrieri, letterati offrivano doni di pregio artistico e di grande valore reale, li allettava. Ma i frati erano vigili custodi del simulacro che costituiva grande ricchezza per loro e subito correvano ai ripari. I vicerè ed i re sapevano che la religione è stata sempre uno dei più forti puntelli del trono, e nei litigi, nelle contese che sorgevano fra Trapani ed i frati, la davano vinta quest'ultimi, che avevano più volte carpito quelli che essi chiamavano privilegi, servendosi di un mezzo molto potente e d'esito infallibile: il denaro.

lettera per la sollennità della Vergine con pompa - 1744


Un anno prima della cosiddetta "rivolta della fame" e con lettera del 24 luglio 1744, il vicerè Bartolomeo Corsini accordava il permesso della manifestazione religiosa eccetto per la fiera delle arti e la corsa dei cavalli berberi, per un motivo a noi ancora non noto. Inoltre, anticipava al mattino la solita processione in onore della "Vergine con pompa" e disponeva la chiusura delle porte della chiesa.

Per non farsi novità di strada nelle processioni

Come solito, si discuteva sul tragitto da percorrere specialmente nelle strade dove sorgevano palazzi gentilizi. La vigilia della processione, risoluto a porre rimedio a danni e lamentele, il vicerè informava i senatori trapanesi e in copia il capitano di giustizia, l'arciprete e il vicario foraneo, a non sostenere alcuna novità per qualsiasi processione di quell'anno e per "l'avvenire".

Maccheroni e Vermicelli

Sembrerebbe un bando qualunque se non fosse per la curiosa descrizione che contiene. È stato "bandito" il 26 giugno 1629 sotto la reggenza del vicerè Francesco Fernando de la Cueva duca d'Alburquerque. La stranezza affiora nella direttiva imposta ai fornai, che fanno maccarruni et altri esercitij di pasta, ben sapendo, noi posteri, che il fornaio è specializzato nella produzione di pane, di tutti i tipi e altri prodotti da forno.

Gioie e dolori di antichi nostri Signori


Frequentemente, con diversi dispacci, i vicerè imposero ai sudditi la dovuta contentezza per la nascita d'infanti, per la gestazione di regine, l'incoronazione di un sovrano o l'obbligata dolenza per il suo decesso. Auspicando una serena gravidanza o un felice parto alla regina, al quale Iddio Signore nostro ha concesso gratia singolarissima, il vicerè impartiva l'ordine di celebrare l'evento gioioso da festeggiarsi per tre sere consecutive con segni esterni di grande allegrezza, con accensione di pubbliche luminarie e di messa cantata nella chiesa madrice di qualsiasi università (città) o terra (paese) domini del sovrano.

l'esposizione delle 40 Ore circolari


Nel 1639, i giurati e patrizi trapanesi, già regi consiglieri dal 1589 e che da anni intervenivano alla processione del Cilio, concordemente ai frati del Terzo Ordine di San Francesco, decisero a nome della città di partecipare e presenziare all'esposizione del Santissimo Sacramento nella chiesa di San Rocco.

Il "mal contagioso" di Smirne


Sulla prevenzione sul contagio avvenuto a Smirne

la contesa della statua


Nel primo cinquantennio del Settecento, con opera di misericordia, gli aderenti alla Compagnia che questuavano l’elemosina per darla in alimento delle donne convertite degenti nel reclusorio dell’Addolorata, si trasferirono nella chiesa dell’Immacolatella, ponendo nell’altare maggiore la statua di legno di Maria Immacolata.

l'elemosina in natura dei giurati trapanesi


Tra la fine del 1500 e nellinoltrato 1600, allapprossimarsi della festività pasquale solitamente i giurati trapanesi donarono castrato a chiese, monasteri, conventi, allospedale di SantAntonio Abate e di San Sebastiano, la cui devoluzione fu annotata nei registri del Senato.

l'elemosina per il "Santissimo Crocifisso"

Tra i tanti pagamenti annotati cronologicamente nei registri del Senato trapanese ricordiamo quello del 24 aprile 1602, quando il tesoriere Giacomo Corso pagava un’onza e tarì ventiquattro ad Antonio Di Pasquale che aveva acquistato un velo nero e due torce poste dinanzi l’altare del Santissimo Crocefisso.

la Società di mutuo soccorso tra gli onesti Operaj

Che fine ha fatto la "Società di Mutuo Soccorso tra gli Onesti Operai"? Non abbiamo alcuna cognizione in merito anche se tuttora sussite un'omonima associazione di "onesti marinai", inspiegabilmente istituita lo stesso anno della su menzionata.

l'orologio della Loggia

Sul finire del 1500 i giurati trapanesi si riunivano nella chiesa di Sant'Agostino, loro "domo" ed occasionalmente fecero consiglio nella ristretta casa adiacente la Torre Oscura e in un'angusta stanza adattata ad aula consiliare, prima che alcune case collaterali fossero annesse nell'unico stabile della "casa della Città".


Relatione della Santissima Imagine marmorea di nostra Donna di Trapani


Riguardo la busta 14 abbiamo selezionato due scritture d'autore ignoto, che reputiamo di rilevante interesse antropologico, tradizionale e di marchevole devozione popolare nel periodo considerato, anche per le tre diverse attestazioni menzionate. In questo contesto trascriviamo per mera conoscenza i due documenti "sulla fondazione del convento e le relationi diverse della Imagine di nostra Signora di Trapani".

L'esenzione del regio donativo straordinario del 1702

Fortunatamente per posizione geografica, per l'antico appellativo di "chiave del Regno" (Carlo V), di città invitta (invincibile), fedelissima (meritevole di molta fiducia) e benemerita (prodiga verso tutti) Trapani può affermarsi essere città degna di conservare nella memoria i titoli assegnati dalle passate dinastie spagnole. Trapani era città marinara e di maestranze ingegnose nel costruire navigli, cordami, funi, botti, arnesi e utensili, di maestri nell'arte orafa, argentiera e corallaia, d'abili sarti creatori di vestiario, di coltivatori di seta e di cotone, di salinai, salumieri, vendifiori, tonnaroti, naviganti, marinai e corsari. Era la quarta città siciliana per antico patriziato e la città di regi senatori consiliari, il che è alquanto dire; di gente industriosa e di talento, soprattutto di letterati e di professionisti.

Il dramma dell'architetto


Per alcuni anni, anche il sacerdote Giacomo Di Stefano, architetto del senato trapanese, pativa per ottenere il suo salario arretrato. Dal 1708 al 1715, il prelato esperto in archi e tetti, in magnificenze, apparati e opere militari, restava nell'attesa di ricevere le 15 onze annue del suo lavoro relative all'anno 1708 e il saldo di 40 onze per gli anni 1712 - 1713 non corrisposte dai senatori trapanesi.

Con irritatione et disgusti, con li patri come si e fatto per il passato, con tanto scandolo del regno et disservitio di Dio

documento del 1615 di Toscano Ferro, sindaco di Trapani
La contesa dei Gesuiti; loro efferata coercizione, alterigia ed intollerabile prepotenza. Venti anni di scandalo volendo stare casa d'altri et perdominare il tutto che si receveva; decapitazioni e carcerazioni in nome di Gesù Cristo. Personaggi: i padri Gesuiti contro i baroni e gli artigiani trapanesi; Personaggi citati: Toscano Ferro sindaco di Trapani; Lorenzo Suarez Figueroa Duca di Feria, Juan Fernandez Paceco Marchese di Vigliena, Duca d'Escalona; Pedro Téllez-Girón, III duca di Osuna; Francesco Lemos Conte di Castro; papa Paolo V; Bernardino Cardenas Duca di Maqueda; Giovanni Ventimiglia Marchese di Geraci; Claudio Acquaviva; Mutio Vitelleschi, Roberto Bellarmino.


La saga di Felice Serisso
Ancor oggi si racconta la saga di Felice Serisso, che riscattò l’onta e il paladino disonore subito dalla fedifraga moglie scappata con il suo amante schiavo turco, nella narrazione di Benigno da Santa Caterina.

La visita di Sua Eccellenza Claude La Moral Principe di Ligné
Il 14 giugno ormeggiarono al porto le sette galere di Claudio la Moraldo principe di Lignè. Il nuovo viceré e i suoi fidati venticinque borgognoni venuti da Alcamo sono stati accolti nel piano antistante la Porta di Terra,
dove gli ha reso il rispettoso tributo il mazziere Cosimo Lignarolo e suoi quattro serventi.

L'invenzione della Croce

Nella chiesa di S. Domenico, sin dal 1228 è in grande venerazione un antichissimo Crocifisso, in legno, di mediocre fattura, attribuito dalle nostre cronache a san Nicodemo, forse per accreditarne vieppiù il culto.

L'architetto Andrea Gigante
Habens et tenent Sebastianus Giacante sub eius Patria potestate Clericum Don Andream Giacante eius Filium legitimum et naturalem … et qui Clericum don Andreas exortans se emancipare voluisset et a’ Patria protestate sacris paternis nexibus liberare ...

Le due festose “fere” trapanesi
La fiera si svolgeva in due luoghi diversi: una era situata nel piano dell’Annunziata, luogo originario fin dal 1315 e la seconda nell’Arsenale, nel cosiddetto piano di Sant’Agostino, fera di questa città. I negozianti vi partecipavano previa licentia concessa dai senatori asservendosi alle regole stabilite nel bando.

Matteo Mauro, artista e restauratore trapanese
Non si ha alcuna notizia riguardo l’affresco delle due teste attribuite a Pietro Novelli, sottratte da una chiesa di Palermo, né dove e quando le stesse, collocate con l’abile e segreto meccanismo di Matteo Mauro siano state incastonate nelle cornici.

Michele Burgio fondatore del convento e chiesa di San Rocco
Sulla cappella dedicata a San Carlo Borromeo nella chiesa di San Rocco.

Supplica per Salvatore Morello a secreto di Trapani
Il brontolone Nicolò Maria Burgio e Clavica provava amarezza nel rammentare la rapida ascesa sociale e la conseguita carica di regio segreto acquisita da Leonardo con il pagamento di 1.300 onze,
se non altro per la motivazione che questa carica era stata sempre investita dalle più ragguardevoli Famiglie della Città.

A Silvia di Giuseppe De Luca
Nella poesia “Morte di Silvia”, De Luca manifesta il dramma dell’amante di Silvia, morta in giovane età per la ferita mortale dello sparo di un’arma da fuoco. Non sappiamo se questa poesia è una traduzione di un poeta straniero o rappresenta un lato biografico nascosto del letterato trapanese.

Il Natale di Fortunato Mondello
Descrizione del Natale al tempo di Fortunato Mondello.

La natività di Maria di Fortunato Mondello
Sulla celebrazione della natività di Maria nella narrazione di Fortunato Mondello.

Nicolò Gianquinto orafo trapanese

In quella firmata da Giuseppe d’Alì, mastro insegnante di Nicolò Gianquinto, scopriamo gli anni del praticantato iniziato nel 1776 e mantenuto fino al 1779. Nella lettera sottoscritta da Giovan Battista Mauro si apprende che Nicolò Gianquinto continuò ad imparare l’arte d’orefice dal 1780 al 1782.

1910 Non sedotta e abbandonata
La fuitina era l’atto con cui una coppia di fidanzati, avversati da una qualsiasi causa da uno dei rispettivi nuclei familiari, s’allontanava allo scopo di manifestare poi l’avvenuta consumazione dell’atto sessuale in modo da porre la famiglia disonorata di fronte al fatto compiuto ed ottenere il consenso alle nozze riparatrici. Un caso similare e dissimile nello stesso tempo accadde a Trapani alle soglie del 1910.

Trapani succintamente descritto del canonico Leonardo Orlandini 1602
l'omonimo libro trascritto da Gino Lipari

Un ostensorio per il Corpus Domini di Lina Novara

Il sontuoso ostensorio in oro sbalzato e cesellato fu donato nel 1730 alla chiesa del SS. Sacramento di Trapani, deputata per l’esposizione del Santissimo per le Quaranta ore circolari, da Don Giacomo Carrera, il cui stemma è ripetuto quattro volte nel secondo ripiano del piede circolare.

Patrico Patricolo di Salvatore Accardi
Cronistoria della famiglia Patrico di Trapani

Sul patronato di San Francesco di Paola
Nella scrittura del notaio Stefano de Blasi, rogata il 26 settembre 1726, i senatori trapanesi attestavano che, nello stesso istante in cui “Dio, adirato, fece tremare le abitazioni di Trapani”, la statua di San Francesco di Paola trasudò, e che la città fu salvata da tanta disgrazia grazie all’intercessione del Santo, designato protettore.

Perfido ingannatore come nella poesia di Giuseppe Marco Calvino
Menzognero e non umile fino in punto di morte, Catalano dichiarava il suo proposito di scagionare Bonaventura dalle accuse addossategli, arrogando perfino la possibilità di un suo sommesso pentimento nel mostrarsi nella pubblica piazza della loggia ericina con una simbolica “fune al collo a domandargli perdono per restituirci la fama sua”, spergiurando la solenne dichiarazione di “discarico di coscienza” e in “fede del vero”.

1543 le reliquie dei martiri della chiesa di San Lorenzo
Il contratto risale al 1543 transuntato in una scrittura del 1611 del notaio Giovanni La Barbera. Non rimane alcuna traccia dell’originale contratto, in quanto non esiste nell’archivio di Stato di Trapani alcun deposito di scritture del notaio Girolamo de Simone e rappresenta l’unica testimonianza sopravvissuta al tempo.

L'addio a Trapani di Rosa Guidantoni
Pur non avendo alcun’altra notizia, ci piace credere che l’artista nella veste di ballerina sia la Rosa Guidantoni che scrisse “l’addio a Trapani” nel marzo 1874 dedicato all’erudito Giuseppe Polizzi.

L'iscrizione sulla porta Eustachia (duca Delavie Fuille)
Con mi major satifacion he reydo la Carta de Vuestra Senoria de 25 del caydo por haver osservado el regouiso que ha demostrado ese Publico con motivo de la abertura de esa Puerta llamada antes de Capucinos y a’ hora Eustachia sombre la qual se ha esculpido y colocando la consavida marmorea inscription y asi como agradesco a Vuestra Senoria esta noticia y gualmente applaudo al zelo de don Alesio de Ferro a’ quier respondo separadamente sombre el asumpto Dios guarde Vuestra Senoria. Messina a 4 febraro 1752.

per un pugno d'onze

Per oltre cento cinquanta anni, vissero in quieto silenzio e si "svegliarono" per celebrare in pompa magna un avvenimento di grande rilevanza avvenuto nel 1746. Infatti, il 29 giugno di quell'anno, papa Benedetto XIV proclamava santi due frati cappuccini martiri: san Fedele da Sigmaringen e san Giuseppe da Leonessa. In settembre, i reverendi padri cappuccini trapanesi organizzarono una festa celebrativa in onore dei due novelli santi.

1759 - si tengano chiuse tutte le porte delle chiese

Ricordevole dei disordini avvenuti lo anno scorso in codesta Chiesa dei Padri Osservanti nella processione del Venerdì Santo, sono entrato nella giusta premura di prevenire il convenevole; acciò vengano affatto occultati e la sollennità influisca nell'anime de' fedeli quell'intimo fervore, cui non puo eccitare la rimembranza degli ammirabili Misterij della nostra Redenzione.

l'efficace petizione di due religiose

Non solo le notizie su disordini; anche quelle sulle petizioni di due badesse impreziosiscono la "storia dei Misteri di Trapani" e in particolare la disamina sull'atavica disputa del percorso cittadino dei gruppi. Tra il 1697 e il 1733, la Reverenda Madre Abbadessa del Monasterio della Santissima Trinità della Città di Trapani, sotto il titolo della Abbazia Grande e la Reverenda Madre Abbadessa del Monasterio del Santissimo Rosario, sotto il titolo di S. Andrea, intrapresero un'azione congiunta volta al ripristino del passaggio della processione dei gruppi dei Misteri nelle strade in cui si affacciavano i loro monasteri.

la bara degli orefici del 1760

Non solo l'arte dei ferrari, chiavitteri, dei barbitonsori, dei sarti e certamente altre hanno costruito la bara in ricordo del salvamento della Città dal terremoto del 1726, ma anche l'arte degli orefici sopragiunta a quella degli argentieri dedicava la propria bara alla Madonna di Trapani.

Missive del 1671 in ringraziamento per la festività della Madonna della Lettera di Messina

Nel registro di corda archivistica 6 del cennato archivio, conservato nella biblioteca Fardelliana, riscontriamo due lettere provenienti da Messina, scritte nel 1671. Nella prima i senatori messinesi manifestano la particolare protezione ricevuta dalla Madonna della Lettera nel 42 d.c., patrona di Messina e solenne festività e nella seconda ricambiano l'elogio ai senatori trapanesi.

1699 - Sul donativo del cavaliere gerosolimitano fra' Giacomo Cavarretta

L'antico palazzo senatoriale, dono di fra' Giacomo Cavarretta.

sulla processione della bara dei sarti del 1727


Solo per integerrimo amore dell'affezionata patrona Maria di Trapani non avvenne distruzione. Per ricordare l'evento, i senatori istituirono la solenne processione nell'anniversario del giorno del terremoto, per amore e per penitenza, obbligando ogni anno le arti a partecipare e condurre con pompa la distintiva insegna e bara. L'attestazione dell'istituzione di questa processione si fonda sull'impartizione ai sarti di costruire la propria bara, vara e risale alla delibera senatoriale del 1° marzo 1727.

Plano delle case destinate per il stato maggiore del regimento del 1758

I militari graduati e titolati superiori albergarono in appartamenti di notabili trapanesi e i sottoufficiali nelle abitazioni di mastri e professionisti, sebbene fosse operativo il quartiere militare degli Spagnoli a ridosso del bastione dell'Impossibile. Le abitazioni scelte erano dislocate in pieno centro, tra la Via Grande, Rua Nuova e le strade limitrofe il quartiere di San Francesco.

1751 il male contagioso a Malaga

due testimonianze trapanesi legano inspiegabilmente Malaga a Trapani, come riferisce la studiosa malaguena dottoressa Maria Encarnacion Cabello Diaz riguardo l'esistenza di un discreto simulacro dell'Annunziata e il mistere di Jesus de la Puente del Cedron dissomigliante da quello trapanese, ma che identifica la medesima scena non evangelica. Nel maggio del 1751 era sbarcato nel porto di Trapani con il suo equipaggio proveniente da Livorno, un capitano, il quale, interrogato dalle guardie sanitarie, riferiva d'aver inteso che a Malaga v'era il contagio di un morbo.

33 personaggi in cerca d'autore


Sono trentatrè i personaggi in cerca d'autore, probabili attori di una trama romanzesca in attesa d'indossare un proprio ruolo. Personaggi scomparsi, che approdarono a Trapani nel giugno 1722, forse a causa di un fortunale e a bordo della mosca francese "San Pietro".

come scrivere a Sua Real Maestà

In appena cinque anni di reggenza, Vittorio Amedeo II re di Sicilia conquistò la fiducia degli isolani. Il duca di Savoia ottenne il possesso condizionato dell'isola nel luglio 1713 in seguito agli accordi di Utrecht e al compromesso con Filippo V di Spagna. Dopo secoli di dominio incondizionato spagnolo i siciliani avevano un nuovo padrone assoluto, ma stavolta, un proprio re.

La lettera di Luigi XIV ai senatori trapanesi

Tra i documenti conservati nella nostra biblioteca cittadina, diversi manoscritti sono inseriti in libricini con attinenza a svariati argomenti. In uno, attribuito a Fortunato Mondello ma di diversa calligrafia che raccoglie appunti e note sulle lapidi trapanesi, è impuntita una lettera del 1708 a firma Luigi.

la scampata invasione del 1654

Il 27 ottobre 1655, il mazziere del senato trapanese, Pietro Zubbia, leggeva il pubblico bando nella strada della Loggia sulla scampata occupazione della città da parte dell'armata francese. L'anno prima e precisamente il 30 ottobre, comparve nelle vicinanze di Favignana la flotta francese comandata da Enrico di Lorena duca di Guisa fuggito da Napoli.

la strafezzeria della Bocceria

Quell'anno in città s'andava "rinfrescando della guerra et armamento fatto da re di francia contro questo regno". S'era nel 1636 e i carmelitani erano alquanto febbrili di ciò che stava per accadere o che sarebbe accaduto se l'antico simulacro di Maria Annunziata fosse stato oltraggiato o peggio distrutto. Così da extra moenia decisero forzatamente di trasportarlo dentro le mura e stavolta non più in una delle maggiori chiese cittadine, ma nella propria del Carmine, con annessa gancia (infermeria). Il motivo portante del loro trasferimento non è imputabile ad un presunto assedio o a paura dei turchi come affermato dallo scomparso Mario Serraino nella sua "Trapani nella vita civile e religiosa" del 1968, bensì nell'aver preservato il simulacro dalla scorreria della squadriglia navale francese che poteva sbarcare nei dintorni della costa trapanese e per esserne tutti i cittadini miracolosamente protetti.

L'abolizione della maschera di Lucifero nella processione del Venerdì Santo di Trapani

Ancor prima della definitiva scomparsa dell'antica processione del Cereo, che aveva assunto connotati pressoché folcloristici essendo tramontato il rito originario della sua istituzione, l'annuale manifestazione pasquale dei demonj, sorta chissà quando, imboccava la strada del forzato declino. Tra le carte della nostra storia cittadina apprendiamo che tra i personaggi dell'antica diablata trapanese, che in quel periodo gravitarono intorno alla messinscena piuttosto pagana che religiosa, non prese parte solamente personaggi dei diavoli, i vessilli di Lucifero come venivano chiamati, ma era partecipe, oltre l'emblematica maschera di San Michele Arcangelo e della Morte, anche quella di Lucifero.

Lettere di sanità

Da secoli l'amministrazione civica cura e provvede, secondo modi e usi, allo smaltimento dei rifiuti e fatica alquanto nell'educare il cittadino a non sporcare la città. In passato i quattro senatori disciplinarono l'annona e il disfacimento dei rifiuti con far annettare anche le cloache e il puzzangario. Il sindaco, che rappresentava l'avvocato del popolo, vigilava sui comportamenti dei cittadini e non oltre. Nel 1715, coadiuvati dalla Deputazione del Molo e del Porto che controllava probabili contagi sui navigli ed equipaggi sbarcati a Trapani, i senatori regolamentarono con proprio bando l'annosa questione dell'immondizia e dei rifiuti di qualsiasi genere che i marinai buttavano in mare.


Bando del 1627 sulla tassa del macinato

Nel 1564, regnante Filippo II d'Asburgo, s'istituì l'odiata tassa sul macinato. I cittadini di qualunque università o terra del Regno, nel corso di circa tre secoli contribuirono all'esosa imposta gravante sul macino del grano e sulla panificazione, nonostante le proteste dei molitori e dei panificatori costretti a non poter aumentare i prezzi soggetti alla "meta".

Sulla meta del pesce del 1619 e ...


Nel bando emesso nel 1619 si prescrisse l'osservanza del calmiere sulla vendita del pesce ai prezzi stabiliti e decorrenti dalla prima domenica di quaresima. Nel bando sono specificati i prezzi che i pescatori dovettero mettere in atto per la vendita del pesce, del mollusco o crostaceo oscillanti dai dieci ai diciotto tarì a rotolo.

Il Bando delli Dottori del 1630

Sembra che nel corso degli anni proliferassero assegnazioni ed incarichi a dichiarati professionisti, che esercitarono l'arte forense con facile consecuzione del titolo, riconoscimento e avanzamento della carriera dottorale. S'era nel secolo di piena espansione di svariati "utriusque juris doctor", che professavano l'arte giuridica nelle città dette università e nei paesi nominati terre. Il "dottore in entrambe le leggi" era conoscitore del diritto canonico e del diritto civile, discipline che andavano di pari passo, inseparabili per l'esercizio dell'avvocatura di quei tempi.

La resa della soggiogazione di Diego Maria Platamone

E venne il giorno della resa dei conti del barone delli Poiri, che chiese il conteggio delle onze soggiogate per la fornitura d'acqua condotta in Città.

1714, i senatori nominano i tre mastri d'acqua

Il 24 luglio 1714, i senatori nominarono i collettori a cui affidarono la distribuzione dell'acqua in città, per approvvigionamenti di cisterne e per alimentare le principali fontane. Il loro compito consisteva nel riscuotere e governare le tasse dell'acqua e prestare la dovuta manutenzione sui catusi della Città, avvalendosi della collaborazione di altri mastri a loro benvisti.

Un reclamo coraggioso del 1809


Nel 1901, Gino de Nobili, (probabilmente nipote dell'omonimo esattore dell'ufficio registro di Trapani), annotava in un documento del 1809 eventi di compiacimento per posteri trapanesi attratti da storia patria.

Lettera contro datata del vicerè Francesco Ruiz de Castro

Nel fascicolo delle scritture del convento dei carmelitani di Trapani si conserva una lettera con data 10 luglio 1629 annotata nel margine superiore destro. Esaminando il testo ci si accorge che la vera data del documento è il 10 luglio 1619. L'errore, seppur marginale, distoglie di dieci anni la cronologia storica di quel periodo.

1764 "Rollo delle abitazioni degli ufficiali militari"

Il testo ci restituisce l'ubicazione delle case abitate da sacerdoti e da altisonanti personaggi nei quartieri di S. Nicolò, di S. Pietro e di S. Lorenzo. Di curioso, si nota la menzione dell'abitazione del letterato Carlo Galizia, del capostipite Scio, dei sacerdoti Domenico La Bruna e Rosario Matera entrambi pittori, il riferimento ad abitazioni poste sulle mura cinquecentesche e la sede dell'associazione dei cordari.

La decapitazione ed impiccagione di tre sventurate nell'atrio della Vicaria nel 1759

La complessa operazione si organizzò nel giro di due settimane all’interno della Vicaria trapanese, tuttora esistente in Via San Francesco d’Assisi, con il concorso di diversi mastri che curarono l’apparecchio necessario per adempersi in tutte le sue parti la sentenza ad mortem di Francesca Pollina, Rosaria e Anna Savalli, matrem et filiam.

1624- 1625 i miracoli e le processioni dei Santi

Dal 7 agosto 1624 si porta in processione la statua di Sant'Alberto degli Abati in memoria del miracolo compiuto dal santo per aver liberato Trapani dal contagio della peste. Quell'anno i giurati confermarono il voto solenne fatto con giuramento nell'atto notarile di Pietro Cannizzaro. La delibera fu approvata da sei patrizi, dal notaio Antonio Migliorino e dal giudice Giovanni Ancona, il quale, in segno di riconoscenza propose l'acquisto di una tavola d'argento, del valore di quaranta onze, su cui far incidere l'effigie di sant'Alberto degli Abati e della Madonna di Trapani, plangia da collocarsi alla base del simulacro.

l'abbeveratoio dell'Annunciata

Il 15 aprile 1652, nel registro dei "copia lettere" del senato trapanese si annotò la missiva del duca Roderigo Mendoza y Roxas y Sandoval sulla manutenzione dovuta dai giurati trapanesi all'abbeveratoio e fontana costruiti anni prima dai padri carmelitani, nello spiazzo antistante l'ingresso della chiesa della Santissima Annunciata. Probabilmente l'attuale abbeveratoio che ammiriamo nella Via Conte Agostino Pepoli, non distante allora alla fontana nella quale i giurati decisero di apporre epitaffio e lo scudo con le armi di Trapani non è quello originario, in quanto, come mostrato nelle immagini, non si distingue l'antico simbolo della Drepani Urbis Invictissima (D.V.I.), bensì, è evidente quello della famiglia patrizia dei Sigeri Pepoli con la peculiare scacchiera, che probabilmente lo ricostruì infra ponendo il distintivo stilema della damiera di casata nei capitelli, che avvolgono i tipici archi chevron chiaramontani.

la processione della Madonna del 1858

Non impropriamente può dirsi essere la Madonna di Trapani la "Madonna della Marineria", che per secoli, ha abbellito la cappella della Vergine e l'ha condotta in processione per le vie della città.

il "lamperio" del duca Ossuna

Il vicerè incaricava don Mazziotta Sieri Pepoli, secreto della Città, a consegnare un lampiere d'argento del peso di dieci libbre e un'oncia (oltre tre chilogrammi) cesellato dall'orafo Francesco Sarmento, che v'incise la data: Palermo, 10 ottobre 1615. Era il suo personale dono alla Madonna di Trapani, che si collocava con gli altri nella Santa Cappella dell'Immacolata Vergine Maria Annunciata, per decoro della stessa, in infinito e in perpetuo ed in tale posto rimanere e non altrimenti.

tridui alla Madonna di Trapani di Fortunato Mondello

..., si fece a dire che i Trapanesi corrono al santuario, non per la divozione a Maria, ma bensì per mangiarsi in gennaro le pastinache, in luglio i cedrioli ed in settembre i poponi. Quindi volgarmente ciascuno di questi tridui ebbe il suo proprio significato, espresso con linguaggio vernacolo: lu triru di li vastunachi, di li citrola e di li miluna. Infatti, il popolo, dopo di avere resa la visita al Simulacro, se la svigna alacremente e si gusta i saporiti bocconi di una cena improvvisata. A sera tarda torna in città fra' canti, tutt'altro che religiosi.

l'elargizione per la costruzione della cappella dell'Annunziata


Il primo documento datato 1666 esamina sulla caritatevole azione di Carlo II, che tramite Marianna d'Austria, madre e tutrice, contribuiva alle spese per la costruzione della cappella dell'Annunziata, non smentendo la devozione degli Asburgo verso il simulacro della Vergine drepanitana.

Leonardo Orlandini e la Madonna di Trapani

Hora si scriverà della maggior gloria sua, del pretiosissimo tesoro, che è la bella, miracolosissima Imagine della Reina del Cielo, e della Terra, dono singolare, per cui più assai ricco et illustre è divenuto Trapani, che per addietro non fu: questa famosa Imagine è sotto nome dell'Annuntiata alla cui Santa Casa con molta devotione a gran concorso vengono ogni dì devoti peregrini di tutta Sicilia, d'Italia, di Francia, di Spagna, d'Alemagna, di Polonia, d'Ungheria, d'Armenia, di Babilonia, e d'altre parti remotissime della Cristianità a ringratiare, ad offerire, a pregare, et a sciogliere i voti per le ricevute gratie.

l'antico festino di mezz'agosto

sulla fiera di ferragosto, la corsa dei cavalli berberi, la processione delle bare delle maestranze, il rito del trasporto del simulacro della Madonna di Trapani, la calata della tila, l'apparato e altro ancora ...


la magnificenza artificiale di Trapani

Dopo il terremoto del 1751 a Trapani sorsero nuove dimore abbellite in tardo barocco e poi in stile neoclassico. Gli edifici s'affacciarono sull'arteria della Strada Grande, (ora Corso Vittorio Emanuele), sulla Loggia (già Via dei Corallari, poi degli Scultori, oggi Via Torrearsa) e nella Rua Nova o Strada Nuova (Via Garibaldi) dove s'ammirano i prospetti rovinati di diverse costruzioni.

1809 - Popolazione di Trapani - compendio di Benigno da Santa Caterina

Dopo aver ampiamente discusso paragrafi della sua "Trapani Profana", al "capo decimo nono", Benigno da Santa Caterina (alias Vito Catalano) si sofferma a commentare e relazionare una statistica sul numero dei trapanesi che abitarono Trapani conseguiti nel corso di ultimi secoli fino al 1809, anno di redazione del suo manoscritto.

La fedeltà di Trapani nelle parole di Benigno da Santa Caterina

Il Re Ferdinando III Borbone finalmente, che venne in Trapani l'anno 1801 e sentendo le cordiali acclamazioni de' Trapanesi, soprafatto da una tenerezza di cuore, non potè a meno di trattenere le lacrime. Tornato in Palermo, altro non facea, che lodare Trapani, la Magnificenza delle Fabriche, la Fedeltà de' Cittadini, la Bellezza, e l'Onestà delle Dame Trapanesi. La dipingea con tale energia, che sino mosse ad invidia i Palermitani medesimi.

la fidalitè inviolable de la Ville de Trapane

Tra gli appunti conservati dal canonico Fortunato Mondello in B.F.T., abbiamo letto con piacere la lettera di Luigi XIV, Re Sole, inviata in risposta a quella scritta dai senatori trapanesi tramite il suo ministro Giovanni Battista Colbert, il 17 agosto 1708. Il vecchio Imperatore dei Romani scriveva un biglietto d'encomio a Trapani, la città nota un tempo nel bacino del Mediterraneo, adesso ……

Le antiche porte di Trapani

Nel manoscritto "Trapani Profana" (più volte citato) Benigno da Santa Caterina, al secolo Vito Catalano, descrisse Trapani, la storia, i personaggi salienti, tradizioni, usi e costumi del suo tempo.
In questa recensione segnaliamo la sua puntigliosa narrazione sulla dislocazione delle porte della Città e in altra di prossima pubblicazione, sull'esposizione dei quartieri e delle strade.

le reliquie dei Martiri di San Lorenzo

Gli antichi martiri rappresentavano figure d'alta valenza riconducibili all'esaltazione dell'eroismo e del sacrificio e della fermezza contro la sofferenza e la morte. Non a caso, ad esempio, troviamo la risolutezza dei lavoratori giornalieri trapanesi detti jurnateri, che nel 1612, scelsero come loro santo protettore il mistere di "Cristo che porta la cruci in collo" realizzato da Nicolò de Renda. Quel 2 giugno 1543, il reverendo Vito de Pace e Leonardo de Forte Leone, cappellani della chiesa di San Lorenzo, ritiravano le reliquie dal canonico mazarese Francesco Vento

Che non si vada innanti la fabrica della Madonna del Calvario nel Petro Palazzo


Recentemente sfogliando il registro 83 dei "copia lettere del Senato di Trapani" (B.F.T.) rileviamo che proprio in quel posto e nel 1643, i Padri Filippini iniziarono la costruzione della fabrica della chiesa della Madonna di Monte Calvario nel Petro Palazzo notizia non riportata da alcun autore o scrittore trapanese nelle loro cronache. In effetti, quella fabbrica non andò "innanti" per come venne intimato da Palermo il tredici luglio di quell'anno con richiesta scritta da don Francesco Tamajo al Regio Tribunale del Real Patrimonio il Capitano d'Arme, il quale espose che la fabrica che pretendinofare li Padri di Sancto Nicolò Tolentino nel loro delle pietre di Petro Palazzo è dannosa notabilmente pella fortificazione, per esser vecina alle mura e che pio potria essere la Città da nemici danneggiata a prenderi la strada per andar carrozze et scaro per accostar barche, da che potria anco esser danneggiati il Convento de' Cappuccini tanto vicino.

la scoperta delle "Santuzze siciliane" nella chiesa del Collegio dei Gesuiti di Trapani

Una delle sette statue "sepolte" nei muri della chiesa del Collegio dei Gesuiti, Santa Lucia, è stata mostrata alla cittadinanza nel servizio televisivo di TeleSud3 il 23 settembre scorso. Con molta probabilità sono le statue accennate dall'esimo scomparso professore Antonio Buscaino nel suo libro "i Gesuiti di Trapani" presentato al pubblico nella conferenza del 7 luglio 2007. Non volendo aggiungere altro, lascio questo scritto come una spigolatura alla notizia messa in onda da TeleSud3, alla quale va il nostro plauso e ringraziamento per le immagini che abbiamo trasformato in foto, di esclusiva proprietà dell'ente emittente.

1589 - Trapani diventa Città

Il 12 novembre 1589 Trapani ottenne da Filippo I di Sicilia il privilegio di nominarsi città e non più terra. Da allora i giurati furono chiamati consiglieri del Sacro Regio Consiglio già riordinato dall'imperatore Carlo V d'Asburgo.

Dichiarazione medica e certificazioni di discolpa

Per diverse cause e motivazioni, nel regio Castello di Terra alloggiarono anche intoccabili patrizi, sebbene fossero in avanzata età. Un rimedio per evitare la loro carcerazione fu la produzione di una certificazione medica da cui risultasse la precarietà fisica e la richiesta, tramite supplica, della scarcerazione. Nei vecchi registri affiorano suppliche di vecchi patrizi, che chiesero la liberazione per svincolarsi dall'umidità delle anguste celle del primordiale carcere trapanese.

Controversia sulla popolazione di Trapani di Benigno da Santa Caterina

Probabilmente abbagliato dal proprio tenace amore patrio, nel suo manoscritto Trapani Profana, il frate considerò castronerie e fallaci le affermazioni del vecchio notaio (morto a Erice nel 1820) e con una farriginosa argomentazione sulla meosis volle dimostrare la sua tesi: che Trapani due mila anni addietro era tale quale si trova al presente, e conteneva da deciotto mila abitanti.

1809 - Popolazione di Trapani - compendio di Benigno da Santa Caterina

Dopo aver ampiamente discusso paragrafi della sua "Trapani Profana", al "capo decimo nono", Benigno da Santa Caterina (alias Vito Catalano) si sofferma a commentare e relazionare una statistica sul numero dei trapanesi che abitarono Trapani conseguiti nel corso di ultimi secoli fino al 1809, anno di redazione del suo manoscritto.

Peste 1622 1628

Il naviglio approdato due giorni prima con equipaggio e diciassette veneziani riscattati dalla schiavitù, tra l'altro trasportò barracani, ovvero vestimenta tessuta con lana o cotone, ideale incubatrici del bacillo della peste.

La prammatica sulla moderazione del lusso nei lutti - 1692

Malgrado la Prammatica sopra la moderattione del fausto e pompa, promulgata nel 1639 dal vicerè Francesco de Mello di Braganza, conte di Assumar, contemplò dure sanzioni ai trasgressori, continuò in sotterfugio l'inosservanza dell'opulenta nobiltà isolana di una parte dei trentadue articoli che disciplinarono l'apparire e il comportamento.

1555 - Fondazione della Confraternita dei Bianchi

Sul finire del Seicento e nel corso del Settecento fibrillarono i discendenti dei sangue blu d.o.c. siciliani, che affermarono la linda, limpia ed originale propria discendenza familiare, indispensabile e da contrapporre alle novizie famiglie non di sangue blu che acquisirono titolo di nobiltà non per meriti guerreschi o di fedeltà ai sovrani, bensì con lauto pagamento di prebenda.

La colonna del castigo

I lamenti o le grida del condannato alla pubblica vergogna probabilmente infastidirono quelle nobili trombe d’Eustachio, che percepirono la sonorità delle più ignobili espressioni blaterate dal condannato alla gogna, oppure, come menzionato nella lettera, chiesero la rimozione dell’ordigno dalla Loggia per motivo di decoro e di novità arbitraria.

Il miracolo del 21 agosto 1806

Nel suo diario, Nicolò Maria Burgio e Clavica annotò l'evento sfortunato del 21 agosto 1806 condiviso con i concittadini nel corso di un'intera giornata. Il patrizio trapanese informa della disgrazia accaduta a Francesco Modica, apprendista muratore, che introdottosi in un pozzo profondo circa sei metri fu sopraffatto da una massa di terra e di pietre discostata dalla parete rocciosa, che lo trascinò in fondo per oltre tre metri coprendolo interamente.

La visita di Ferdinando III Borbone re di Sicilia a Trapani il 18 novembre 1801


La mattina di questo fausto giorno verso le ore 18 lo amabilissimo nostro Sovrano Ferdinando III si presentò avanti la porta del Gran Tempio di Nostra Signora Maria santissima di Trapani fuori le mura, dove il Senato colla nobiltà, il Magistrato di Giustizia e la carmelitana comunità lo ricevettero con quelle espressione di ossequio e di fedeltà che merita, e che l'erano dovute.La Chiesa di S. Pietro fu l'ultima che visitò dove fu incontrato da circa a 300 navigante colle torcie accese perché già tramontato il sole e dove trovò posti in vaga ordinanza e tutti illuminati a ceri i 15 misterj dolorosi di Nostro Signor Gesù Cristo rappresentati da personaggi di naturale statura e scolpiti di varj e più famosi artefici che in Trapani vi sono stati, e da quella chiesa volle ritirarsi al suo albergo.

Palii o Palio, sulla Torre dei Pali

Ritorniamo sull'argomento "Pali o Palio" perché non siamo persuasi che con questo termine, ab antiquo, si ricordarono i pali dell'omonima torre inclusa tra le altre quattro simboleggianti lo scudo di Trapani, la "Torre dei Pali.

Bando sulle nefandezze emanato nel 1608 da Filippo I di Sicilia

Una copia del bando di Giovanni De Vega del 1555 contro le nefandezze si trova nel registro nr. 317 e nr. 327 dell'Archivio del Senato di Trapani. Il 6 agosto 1608, si trascrisse in quest'ultimo registro la suddetta prammatica già emanata nel 1569.


Alloggi e godurie per il Conte di Modica

Sembra che nel maggio 1644 Giovanni Alfonso Henriquez de Caprera grande Almirante di Castiglia, conte di Modica, già vicerè di Sicilia, abbia dimorato a Trapani con un nutrito stuolo d'ufficiali, servitori e truppa. In un registro "dell'Archivio del Senato di Trapani" troviamo un elenco sugli alloggi assegnati a dignitari, ufficiali, prelati, servitori e paggi che condivisero un letto per due. Trascriviamo per mera conoscenza e curiosità gli alloggi assegnati alla comitiva, che "graziosamente", seguì il conte nel viaggio per Napoli dove assunse la carica di vicerè del "Regno di Napoli".

Tre vicerè a servizio di due Maestà

Sulla visita dei vicerè: Cristoforo Fernandez de Cordoba y Alagon conte Sastago, Eustachio de Laviefuille, "Grande di Spagna, Cavaliere dell'Ordine di Contesa, Commendatore di Onda nello stesso Ordine, Tenente Generale degl'Eserciti di Sua Maestà Cesarea, Capitan Generale degl'Eserciti di Sua Maestà Re delle due Sicilie nostro Signore, Cavaliere del Real Ordine di S. Gennaro, Comandante Generale degl'Armi, Vicerè e Capitan Generale in questo Regno di Sicilia", Don Francisco Joaquín Fernández de Portocarrero y Mendoza, conte di Palma e marchese di Almenara.

1690 - il Sindaco veste la toga

Sul decreto vice regio con cui si accordò al sindaco di sedere nella banca con i senatori e di indossare la toga di rappresentanza.


L'immunità gerosolimitana

Abbiamo più volte accennato alcune notizie sui Cavalieri della Sacra Religione Gerosolimitana e sui particolari privilegi che godettero alcune antiche casate trapanesi. In una lettera scritta a Messina il 3 maggio 1649, indirizzata al vicerè Don Juan d'Austria, si evince la cronistoria di una speciale immunità goduta per secoli dalla fratellanza dei cavalieri gerosolimitani e la richiesta di un fratello a far mantenere il proseguimento delle esenzioni concesse all'inattaccabile ed estesa cerchia d'adepti.

6 luglio 1607 - per l'acquedotto sotterraneo

Si potrebbe esclamare, "tempi che furono" e non è un sofisma! Ancor oggi si vive nella provvida speranza di gocce d'acqua, ora spremute da un dissalatore sito nella vecchia rotabile per Birgi Vecchio o delle altre versate nel gabbione di contrada San Giovannello. Trapani da sempre è assetata e per quanto si sono prodigate le amministrazioni civiche passate e odierne, malgrado "insuperabili" sforzi, questo bene prezioso quanto il sale arriva a stillicidio e a giorni alterni negli abitati dei diversi rioni della città … un tempo falcata.

1604 Andavano e venivano ad intendere gli uffici divini

Si ingiungeva ed intimava ai fratelli Andrea e Cristoforo Cusenza di ammonire i convicini della chiesa a non buttare acqua e altra brutezza nella strada, per mantenere il decoro del luogo e quello dei parrocchiani che passano per detta strada e vanno e venno in detta chiesa ad intendere l'offitij divini.

1689 - il ricorso del priore domenicano

Per decenni i padri agostiniani tentarono di sottrarre il privilegio ai padri domenicani nel celebrare le ricorrenze di nascite o di morte dei loro sovrani, sostenuti in questa lotta a suon di carta dai giurati trapanesi, che nel duomo di Sant'Agostino tenevano consiglio e parlamento. Nulla poterono oltre a ciò, se non leccarsi le ferite delle intimazioni vice regie che puntualmente arrivarono da Palermo, nel corso di pochi giorni.

1625 - il sigillo dell'Annunziata


In un registro dell'archivio del senato di Trapani leggiamo un'attestazione scritta il lontano 28 novembre 1625, con la quale fra Vito Ramella, priore del convento dell'Annunziata certificava l'ingresso tra i padri carmelitani di fra Damiano de Tuso.

1764 - la fatale palla di cannone

Non solo i crimini e misfatti si punivano con severi castighi e spesso con la morte dei rei, perfino gli incidenti o gli omicidi colposi gravavano pesantemente su chi li commise.

Home Page | Editoriali recenti | Scritture notarili 1 | Scritture notarili 2 | Altre scritture 1 | Altre scritture 2 | AUTORI | Mappa del sito


Torna ai contenuti | Torna al menu
google-site-verification=wjjD1oS-xfJ-3gpG84GohGJ9NaPvNald6x8JXMh-mNI