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Trapani invittissima di Salvatore Accardi

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Scritture notarili 1

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Nel 2013, in occasione del restauro del mistere della "Licenza che domanda Christo a Maria Vergine", l'associazione degli Orefici ed Argentieri di Trapani ha èdito la monografia con i seguenti miei inserti storici:


Capitoli e addizioni ai capitoli della maestranza degli orefici ed argentieri


Capitoli dell'Argentieri nell'anno 1612 rogato dal notaio Francesco Gioeni dell'11 aprile 1621; Atto di affidamento del mistere "La licenza …" rogato dal notaio Diego Martino Ximenes il 6 aprile 1621, trascrizione e versione; sul bollo e bollatura; sulla 'plangetta' di qualità; Disposizioni relative alle Confraternite, Compagnie e Congregazioni tratto dal "Giornale d'Intendenza del 1822".


La Licenza


Del mistere della Licentia, non si conosce l'autore che ne iniziò la realizzazione: certamente non fu l'artista Mario Ciotta , nato solo nel 1639 (e morto in tarda età nel 1724), ma probabilmente egli fu incaricato di rinnovare il gruppo statuario, inserendovi la figura dell'apostolo Giovanni di cui non si ha finora notizia. Il patrizio Giuseppe Maria Ferro e Ferro ha tracciato una ricordanza su quest'opera di Mario Ciotta la cui scena non è riferita nei sinottici.



La maestranza degli argentieri trapanesi tra il XVII e il XVIII secolo;
una sintesi attraverso le revisioni dei Capitoli


Nel primo Seicento, a capo d'ogni ceto presiedevano quattro consoli (sovente uno di loro era il più anziano della maestranza) coadiuvati dal consigliere, vigilavano in maniera rigorosa sull'applicazione delle regole del capitolo e somministravano ai trasgressori le previste sanzioni pecuniarie. Completava l'organigramma della maestranza il tesoriere, persona esperta nel computo e nella compilazione della Rubrica (la raccolta dei nomi degli associati) e custode del denaro della "caxia" (cassa).


Un breve excursus sulla Processione dei Misteri di Trapani

Consultando alcuni documenti notarili del primo ventennio del Seicento si evince che a distanza di poco tempo dalla fondazione della Società, i governatori fecero realizzare i gruppi della "Passione di Cristo" concessi a alcune maestranze, i cui consoli non disdegnavano l'importanza di influenti personaggi per ottenere in affidamento il mistere da portare in processione il Venerdì Santo. Di certo si conosce che i gruppi furono realizzati due tra il 1612 e il 1613 ("Cristo con la cruci in collo" e "la Prisa"), altri tra il 1618 e il 1621. tutt'ora non si hanno notizie sugli scultori e sul costo approntato dalla Società del P.S. per la costruzione dei misteri e nemmeno sugli accordi avvenuti tra la parte committente e l'esecutore delle opere.



Le pietre stesse hanno compassione dello schiavo Rosario Provenzano

Lo sventurato figlio Rosario Provenzano era affezionato al patrizio trapanese, che lo ricorda nella sua lettera del 30 ottobre 1799, scritta ad Algeri ed inviata al padre Giovanni, nella quale gli esponeva la penosa condizione di povero schiavo, relegato nelle carceri di Algeri.

sulla bolla della Santa Crociata

Nelle apoche del primo decennio del Seicento troviamo inserite attestazioni riguardo la consegna di Bolle della Santa Crociata, ovvero di quei diplomi con cui diversi Papi, tra cui il primo ispiratore Papa Paolo V, dispensarono grazie ed indulgenze ai fedeli che le acquistarono dietro pagamento della espressa elemosina sul documento. Il nome di Bolla della Santa Crociata trasse origine dalla volontaria contribuzione data da alcuni Crociati, che pagarono del denaro per sostenere la guerra contro gli Infedeli di Terra Santa, "in sussidio della Regia Armata e beneficio della Christiana Religione".

chiusura ed apertura delle Porte di Trapani

Persa la qualifica di Piazza d'Arme, tra le novità del periodo si presentava quella riguardante una diatriba tra il Comune e la Provincia concernente la chiusura delle otto porte cittadine. Nella vertenza, durata dal 1852 al 1859, interveniva il "Comando in Capo del Corpo di Esercito oltre il faro e squadra delle acque di Sicilia" e il luogotenente generale Carlo Filangieri principe di Satriano, che moderava le tesi spalleggiate dalle parti sulla chiusura della Porta di Mare, punto di transito e di traffico commerciale sorvegliato dai funzionari doganali e comunali. Il provvedimento si uniformava ai dettami sulla sicurezza delle cosiddette "Piazze Aperte" ed in particolare a Trapani, "Città disarmata, in dove è vietato che le porte rimangano aperte fino a notte inoltrata" sorvegliate dal "Capitano delle chiavi".

uno sconosciuto Woodhouse


Anche a Trapani diversi notai hanno redatto contratti per conto dei Woodhouse. In uno del 1803, relativo ad un nolo marittimo, troviamo citato William Woodhouse che spediva a Napoli quattordici botti dette "pipe" formate rispettivamente da otto mezze pipe e trentacinque quartarlori ben rivestitite, per un totale di circa 5.880 litri di vino.

Sale ardor del Sole

Il sale di Trapani è di un ottima qualità stante il sole molto ben lo cuoce. La mercanzia del sale è un capo di commercio per Trapani, perché in ogn'anno si veggono nel porto quantità di navi venuti apposta da diversi regni per farne compra e carico.

Screzi ed angherie tra un patrocinatore e il suo assistito

Leonardo Scuderi, vessato da prepotenza e della non restituzione di propri oggetti preziosi e tessuti dati in pegno, denunciò e accusò di frode, di furto e di falsità il suo patrocinatore Francesco Barbara. Non si ha alcun esito sulla risoluta vertenza giudiziale, e non si conosce la versione sui reali fatti contestati da Scuderi a Barbara e la pertinente replica o contestazione del patrocinatore, considerate alcune incongruenze illegali su quanto affermato dall'esponente riguardo le scritture private. Nel documento è menzionato Gaetano Mezzacapo, comandante d'armi per la provincia di Trapani, protettore di Francesco Barbara, padre dei futuri senatori del regno d'Italia, Carlo e Luigi.

Il sale, pregiata gemma

Questa frase riserba duemila anni di storia e condensa il grande traffico, la produzione e il commercio che questo minerale apportò all'economia cittadina. Ci limitiamo di tracciare alcune curiosità e piccoli conteggi di esemplificazioni di atti notarili del 1800, dei quali, alcuni, si considerano nelle contrattazioni di Salvatore Malato, riguardanti le pleggerie e le avarie marittime. Particolare interesse presenta il documento del 1815 sottoscritto nel primo decennio dai proprietari e dai gabelloti, che attestò la superficie e la dislocazione delle saline trapanesi citate con gli antichi nomi.

per la licenza d'arme

Nel carteggio del 1821 redatto dal cancelliere del Giudicato Regio del Circondario di Trapani troviamo le attestazioni sugli atti ricognitori e sull'idoneità di alcuni trapanesi a detenere armi da fuoco.

lista di abbreviazioni e di parole citerate

Certamente non è una lista esaustiva, ma comprende le parole citerate ed abbreviazioni presenti nelle scritture notarili redatte tra il Settecento e l'Ottocento, che possono aiutare il ricercatore che si accinge a leggere ed estrapolare il contenuto di diversi contratti redatti in quei secoli.

disamina su gabelle

La gabella era l'imposta che gravava sul consumo d'alcuni beni primari arrendata ad un partitario, esatta da un suo collettore di fiducia. Ne troviamo diverse elencate in tanti elenchi o esposizioni d'introito, debitamente allegati a scritture notarili ed altre menzioni espresse nei registri dei copia lettere, e miscellanea delle scritture del senato di Trapani.

sorbetti e gelati solo per pochi

una analisi sulla produzione e commercio dell'arte dolciaria trapanese dell'Ottocento

l'affitto di un servitore

Nel 1811, mister John Allers assumeva al suo servizio il trapanese Antonino Barbera. Il germanese, commissario al servizio delle truppe di Sua Maestà Brittanica degente nella nostra città, lo prese a servizio per espletare in maniera diligente e con tutta quella fedeltà ed onestà conveniente a detto carattere di servidore.

I mercanti trapanesi del 1809

Nel primo decennio dell'Ottocento Benigno da Santa Caterina afferma che in città operavano il commercio parecchi mercanti e afferma che il loro numero ascendeva a cinquanta componenti il ghota imprenditoriale di quel periodo. L'agostiniano scalzo, non annovera i nomi dei negozianti che operarono a Trapani secondo professionalità e titolo. In una scrittura notarile del 1809 li riscontriamo e con esattezza ci accorgiamo che il loro numero ascende a sessanta Mercadanti, Negozianti, Commercianti, ben oltre i cinquanta menzionati dal frate, reciprocamente in affari. Nella scrittura riguardo la pesatura di proprie mercanzie in Città e fuori dogana, e precisamente la soda, coralli e altro leggiamo le loro firme autografe e sveliamo i loro nomi. Gente onorata ed ossequiata, tra i quali riscontriamo alcuni che coprirono l'ambita carica senatoriale e il cui operato fu messo sotto accusa tra il 1817 e il 1819 per presunto peculio a danno del Comune.

1573 disposizioni dei giurati trapanesi sulla fiera di mezz'agosto

Imperochi li jorni passati per consiglo congregato et determinato in lo convento di Santo Augustino a di xxiiij di lo misi di Jugno fu determinato et accordato per li inconvenienti da li magistri mastri di fera di lo anno presenti chi pro tempore sunno circa la constituctioni di li salarj de li barracchi di qualsivoglia robbi et mercantij che si farranno in questa città .......

il molino che moliva da solo di Gaetano Alberti, scultore cieco


Gaetano Alberti nei primi anni dell'Ottocento realizzava il modello di quel molino per molir da se solo, senza l'aiuto attualmente necessario degli animali, del vento o dell'acqua. Forse Alberti, attraverso specifici studi, scopriva il moto perpetuo da applicare ad un molino di grandezza nella terza parte degli attuali molini del Serraglio, che avrebbe risolto problemi malagevoli della molitura del grano. ...

Gli infelici del 1840

... In altri sovrani rescritti e fino al 1840 non v'è traccia od interesse del legislatore di istituire ospizi per portatori di handicap. Nel 1840 l'arciprete della chiesa di San Pietro, il ciantro della chiesa di San Lorenzo e il parroco della chiesa di San Nicola contribuirono a fornire all'intendente Filippo Laurelli, col precipuo intendimento di mera informazione, i dati anagrafici e le notizie riservate su alcuni invalidi trapanesi abitanti nei quartieri sedi di ciascuna chiesa. A cosa e per quale scopo si scrisse l'elenco dei ciechi, storpi e muti trapanesi non è dato di sapere e non sappiamo se in quel periodo si pose in rilievo l'esigenza di istituire un ospizio trapanese per il ricovero di tali soggetti.

sulla fontana Saturno, Nume e fondatore di Trapani

Nel 1342, la fontana posta nella piazzetta di S. Agostino e costruita sessanta anni prima fu soppiantata da una nuova per segnalato favore della famiglia Chiaramonte alla Città. Sulla nuova fontana si posero tre tazze o conchiglie di marmo e sopra d'esse un conchiglione da cui sgorgava l'acqua canalizzata dal lato sud est di Erice invece che dal luogo detto Magelasana, ove sgorgava un'acqua dal "disgustevole sapore".

coniugio di due Biaggini con due Safina

La ricerca su famiglie e su personaggi emergenti non conosciuti contribuisce ad esaminare quanto è gravitato sui rapporti intrattenuti con i loro pari, a desumere eventuali corrispondenze o combinazioni affaristiche che possono aver apportato un beneficio alla società trapanese e alle maestranze che usufruirono di loro committenze. Sulle stime d'orafi ed argentieri trapanesi si traggono cospicue disamine e narrativa in alcuni libri, specialmente sui preziosi appartenuti a famiglie patrizie. Manca tuttora un'attenta relazione su quelli posseduti da famiglie borghesi, forse, conservati gelosamente dai loro discendenti o da collezionisti privati.

1659 - Sulla Congregazione dei Servi di Maria (Addolorata)


Trascorsi novantuno anni, l'11 dicembre 1792, il notaio transuntava il documento in cui si specificava l'istituzione della congregazione avvenuta il 30 novembre 1652 e non nel 1659, anno citato da Benigno da Santa Caterina.

Poste e collegamenti marittimi nel Regno delle Due Sicilie

Tra i fiori all'occhiello della Real Marineria del Regno delle Due Sicilie si annoverava la pirofregata Archimede e i tre piroscafi Diligente, Etna e Corriere Siciliano della Compagnia di Navigazione Vincenzo Florio. Li troviamo rammentati in un manifesto a stampa del 1859 riguardo gli orari delle partenze settimanali dei passeggeri e dei collegamenti postali. Il manifesto, stampato a Palermo ed inviato agli intendenti e ai sindaci siciliani, presenta nel frontespizio il prospetto dei giorni di collegamenti postali tra Palermo e Napoli, Messina e Napoli e le altre città della Sicilia, per la cosiddetta "linea di levante" fino a Reggio Calabria e "linea di ponente" per Pantelleria, Lampedusa ed occasionalmente con le isole Ustica e Lipari.

Sui tradizionali festeggiamenti

Il breve excursus steso con parole acquisite dagli attori intervenuti in diversi contratti amplia parzialmente la conoscenza d'antichi riti e consuetudini celebrativi avvenuti nel recente passato a Trapani. Sono notizie non esaustive che occorre approfondire per restituire quanto di nascosto ancora è celato e non scoperto sulla tradizione e sui festeggiamenti popolari trapanesi scomparsi.

1653 - La scaramuccia tra sette vascelli olandesi e un vascello inglese nel porto di Trapani


... Giunti gli Olandesi vicini il forte della Colombaia, salutando prima alla città, presero dapprima il vascello connazionale carico di ogni beni e dopo abbordarono quello inglese lo quali era molto bene armato. La scaramuccia durò forse breve tempo e sotto le cannonate sparate dai soldati spagnoli dal bastione di San Francesco e dal forte della Colombaia.

Sulla società di due barbieri

L'antico ceto barbitonsor era formato soprattutto da cerusici, che amministrarono l'Arte ministra della Medicina e a riguardo della nobiltà del soggetto impiegarono hora il salasso con aprirgli le vene, hora con applicargli su le membra le ventose, hora con iscanficargli le parti, hora con affigergli le mignatte, o vero sanguisughe, hora con amministrargli il cristiere e finalmente con adoperargli i vessicatorij.

Su schiavi e loro stime

Curiosamente il notaio designò gli schiavi non di pelle o di colore olivastro, bensì con "pelo olivastro", alla stregua di pregiati animali da soma. … Dopo un sì proficuo scambio commerciale tra cattolici e musulmano, ciascuno ritornò alla solita occupazione ed immancabile vespertina orazione.

1813 - rinnovo del nono consiglio comunale

.... Tra l'otto e il nove aprile, diversi notai hanno redatto altrettante procure a Francesco Burgio Testagrossa, mastro notaio del senato trapanese, affinché in nome, vece, e cambio del costituente alla presenza dell'Illustre Signor Don Francesco Barlotta Morano de' Principi di San Giuseppe, Senatore Seniore, e capitano Giustiziere Interino di questa Città di Trapani, Regio Consiliare, pubblicasse ad alta voce il voto affermativo del sudetto costituente in favore delle infrascritte numero settanta persone concorrenti alla organizzazione del Civico Conseglio. ....

tassonomia dei coralli trapanesi

Di tanta estesa letteratura sul corallo trapanese conosciamo una vasta cronistoria fino al XVIII secolo, poiché gli studi e le ricerche d'edotti scrittori non proseguono oltre. Eppure, oltre la selettiva ed impeccabile descrizione delle attività del ceto dei corallai e dei corallini riscontriamo anche i corallisti, ovvero i commercianti di corallo. Grazie alla loro attività veniamo a conoscenza delle esportazioni del corallo non solo a Livorno, città caposaldo affaristica trapanese, ma anche in città ancor più lontane.

Spese funebri d'agiati defunti

Nel prospetto, con riguardo ai nomi d'alcuni defunti, sono evidenziate le tariffe medie praticate dai prelati di primarie chiese trapanesi. Raffrontando le cifre esposte si rileva la tariffa pagata dagli esecutori testamentari di circa un'onza all'arciprete della chiesa di San Pietro, al parroco di San Francesco, al ciantro di San Lorenzo e al parroco di San Nicolò e quasi di due onze al parroco della chiesa di San Domenico per la sonatura delle campane, cifre valsente a sei settimane lavorative di un mastro, che in quel tempo percepiva un salario mensile di un'onza e qualche tarì spicciolo. I parroci delle chiese minori si accontentarono in media di una decina di tarì. Peraltro, si riscontra l'esagerato costo per l'acquisto della cera in misura del 50% del pagamento totale compiuto dagli eredi. La cera era prodotta sotto forma di candela o di torcia e a volte si riutilizzava la cosiddetta "arsiccia" dai mastri dei sette opifici cerari che operavano in quel periodo a Trapani, come riferito da Benigno da Santa Caterina nel manoscritto della sua "Trapani Profana" del 1810.

Prezzolati loculi e disinteressata missione dei preti missara


L'attaccamento alla vita terrena non esulava la postuma e purgante, perseguendo l'ancestrale retaggio del culto dei morti ecclesialmente amplificato dalla conquista della vita eterna garantita con corresponsione appropriata, secondo lignaggio, di debita elemosina e le scritture notarili sono strapiene di attestazioni e apoche sui postumi pagamenti di spese funerarie e acquisizione dei loculi sepolcrali.

l'orologio d'oro di Mario Marrone

Nel 1796, Mario Marrone incappava in una vicenda giudiziaria per via di un orologio d'oro e per la mancata corresponsione di suo lavoro prestato alla sua accusatrice Maria Anna Abrignano. L'evento è riepilogato nella lettera allegata al transunto del notaio Giuseppe Anastasi, avallato dalla fede di cinque colleghi, il quale attestava che il documento era esente da vizi, era autentico e sottoscritto dal tenente Luigi Salomone.

la contesa degli alberelli

Fino alle soglie del 1860 a Trapani non esisteva alcun albero in una via o in una ristretta piazza a causa della racchiusa conformazione planimetrica dei principali quartieri recanti i nomi dei Santi delle tre principali e litigiose chiese di San Pietro (zona Casalicchio), San Lorenzo (zona Palazzo) e San Nicolò (zona Rua Nuova); quartieri soppiantati nel 1806 dai cinque nuovi laici rioni di Botteghelle, della Giudecca, dei Biscottai, della Loggia e di Rua Nuova.

sulla carta bollata


Tra il 1639 e il 1641 il fisco di Filippo III di Spagna formalizzava la carta legale con l'imprimatur del proprio sigillo di due grani a foglio. L'utilizzo della carta "bollata" anche per questioni giudiziarie ebbe breve durata e ritornava con logo diverso nei primi anni dell'Ottocento.


Crux ducum - la croce angelica

Tradito in tanti manoscritti medievali per i monasteri d’Europa, il carmina della “Santa Croce” di Fortunato Venanzio fu recuperato da Tommaso d’Aquino, che raffigurò la “croce angelica” su una parete del convento domenicano di San Giacomo d’Anagni. Nel blocco centrale è presente una frase volutamente nascosta non riportata nel disegno: CRUX DUCUM, vale a dire la croce del condottiero, riferita sia ai religiosi che agli huomini d’arme, ovvero i cavalieri di quel tempo.


le spose bambine

Potrebbe essere un’anteprima svelare notizie su matrimoni di spose bambine, con i quali si originarono generazioni anche di cinque famiglie in un secolo, ma non sarà così, dato che in molti antichi contratti matrimoniali è pubblica l’età della futura sposa. Tra quelli consultati esaminiamo la scrittura redatta nel 1601 su richiesta di ….

1607 il paggio che accompagna la moglie.

Giuseppe Garetto accetta la clausola della perductionem uxores con la quale si obbliga nei confronti di Giacomo Crapanzano ad “accompagnari per la mano alla moglie di esso di Crapanzano, come solito, in molte incombenze per un intero anno, da oggi in poi".

Battista de Renda artista sconosciuto

Dall'amuleto scaramantico della “mano a fica” alla “testa di morto”, da cuoricini e oggetti creati con gli “scamuzzoli” di corallo a manufatti di maggior prezzo con rami di corallo tortile grezzo e lavorato, che chiama volgarmente chiama “granfi” ovvero “tentacoli”. Degna di attenzione è la composizione di due corone d’ambra e di dodici corone di corallo.

106 spagnoli contro tutti

... Si racconta che Carroll B. Johnson, autore del "Don Quijote de la Mancha", asserisce che Miguel de Cervantes avesse visitato Trapani. Di certo, furono parecchi gli spagnoli che dimorarono a Trapani e tra questi, molti soldati, che a turno vigilarono le mura e le roccaforti della città.

I CABBASISI

Erano semplicemente cabbasisi (dall'arabo habb'aziz), cioè il frutto della pianta cyperus esculentus (babbagigio), di sapore dolce, simile alla mandorla o castagna, usato nella preparazione della horchata de chufa valenziana.

1771 - Organo della chiesa di San Rocco

Nel 1770, dopo aver ristrutturato l’interno della chiesa di San Francesco d’Assisi, i frati minori minimi decisero di collarvi un organo, con una tastiera di 57 tasti. Contattarono, l’organaro Giorgio Giunta di Agrigento, che accettò di costruire e collocare in chiesa un nuovo organo. Tre mesi dopo, inspiegabilmente, il priore cambiò opinionee propose al sacerdote Giovanni Pinna di Pantelleria di costruire l'organo al prezzo di 80 onze.

Sul funerale di Anna Maria Fardella Palermo del 1782

Il 7 dicembre 1782 morì a Trapani Anna Maria Palermo, moglie di Marcello Fardella, figlia di Gaspare Palermo dei Principi di Santa Margherita di Messina e di Angela Daniele Aroisi dei Marchesi delli Bagni. Il ricordo del giorno del suo funerale nel diario di Nicolò Maria Burgio, barone di Xirinda.

1602 l'arte del gipponaro

Nel contratto si convenne che il compenso dell'apprendistato sarebbe stato di 2 onze annuali, con "mangiari, biviri e scarpi per ogn'anno".

I "giogali" di Giovanna Burgarella

… finalmente, Antonino la Via uscito da quella terribile esperienza potè abbracciare la futura sposa Giovanna, figlia del capitano Antonino Burgarella e di Carmela Adorno.-

i tre lazzaretti del 1624

Dopo una serrata discussione, la consulta autorizzò la deputazione di sanità, "con ogni autorità e potestà plenaria a risoluzione del contagio e preservazione della città", con ricoverare gli appestati in diversi lazzaretti: il primo, fuori dal centro abitato, a oriente e lontano alcune miglia; il secondo nel convento dei frati Cappuccini, detto del "luogo vecchio" per il ricovero degli infettati, il terzi nella tonnara di San Giuliano per i convalescenti; l’ultimo nel quartiere degli Spagnoli per accogliere le persone sospettate di contagio.

Lettera di un povero schiavo - Tunisi 7 settembre 1792

I transunti redatti il 22 novembre 1792 su richiesta del beneficiale Giovanni Battista Falso, probabilmente "sacerdote missaro", si riferirono a due lettere scritte per conto dei trapanesi Nicolò Malato e Francesco Provenzano, schiavi a Tunisi e probabilmente analfabeti. “... Sicchè vi priego caldamente di assistere al mio riscatto, perché ne trattano miserabilissimamente, che per mangiare ci donano grille salate, per dormire la nuda terra”.

Il padre padrone del 1697

La vicenda accadde nel giugno 1697 e fu rapportata al secreto trapanese che ascoltò i testimoni sul fattaccio riservato al giovane garzone ...

Fatti, misfatti e connivenze mafiose nel 1849


“Per noi Galantuomini è sempre 1848, e Voi plebbei dovrete a noi star soggetti, altrimenti sapremo artificiosamente ordir calunnia a vostro carico, in modo da farle comparire verità. Voi ricorrerete anco al signor Principe di Satriano, ma le informazioni dovranno prenderle da questa Autorità, le quali, essendo tutte nostre, risponderanno a nostro modo”. Quanto potrebbe essere attuale questa frase scritta in una denuncia anonima nel 1849?

La landscape ecology del 1773


Tutela del paesaggio. La manutenzione straordinaria servì a rimodellare il piano, in modo che per la strada passassero contemporaneamente fino a tre carrozze ....

Il miracolo di Maria Santissima di Trapani del 1759

Il 9 agosto 1759, il notaio Nicola Badalucco annotò nella sua minuta il miracolo dell'immagine di Maria di Trapani avvenuto il 5 luglio in una campagna limitrofa la città di Salemi. Si tratta di un evento soprannaturale accaduto nel feudo di Rampincallo, dove si recò l'arciprete Antonino Grillo per rilevare l'episodio con "più mature diligenze per l'accorso del fuoco" relazionato al reverendissimo Francesco Omodei, cavaliere della religione gerosolimitana.

Raffronto di pesi e misure siciliane del 1809 con il sistema metrico decimale

... Al fine di facilitare l'euristica del sistema di "pesi e misure" prima e dopo il 1809 con il sistema metrico decimale si pubblicano le tabelle comparative, che potranno essere d'ausilio nel computo delle rispettive equivalenze.

La sfera d'oro del Cavaliere Giacomo Carrera

Il 22 agosto 1739, sia il rettore del Collegio che il rettore dell'Opera delle 40 ore circolari si recarono in due studi notarili diversi per reclamare il primo, la formale custodia dell'ostensorio con atto di protesto e il secondo, l'effettivo affidamento attestato nel documento proveniente da Milano, con transunto per autentica. Considerato che la dichiarazione esplicativa del notaio milanese fu scritta il 9 giugno è evidente che i rapporti tra i due sodalizi trapanesi s'incrinarono molto prima e che qualcosa stava per esplodere.

Miracoli e processione dei Santi

Dal 7 agosto 1624 si porta in processione la statua di Sant'Alberto degli Abati in memoria del miracolo compiuto dal santo per aver liberato Trapani dal contagio della peste. Quell'anno i giurati confermarono il voto solenne fatto con giuramento nell'atto notarile di Pietro Cannizzaro. La delibera fu approvata da sei patrizi, dal notaio Antonio Migliorino e dal giudice Giovanni Ancona, il quale, in segno di riconoscenza propose l'acquisto di una tavola d'argento, del valore di quaranta onze, su cui far incidere l'effigie di sant'Alberto degli Abati e della Madonna di Trapani, plangia da collocarsi alla base del simulacro.

il tesoretto di Giuseppe Maria Berardo XXIV Ferro

Giuseppe Maria Berardo XXIV dei conti di Fiandra (capitano giustiziere di Trapani, cavaliere costantiniano dell'ordine di San Giorgio), lasciò il patrimonio familiare (compresa la "Berardia") ai figli Giuseppe Maria Berardo XXV, Salvatore (ciantro e prima dignità della reale cattedrale di Mazzara), Aloisio (o Luigi), Mariano, Michele, Giuseppa, Brigida e Giovanna (moglie di Michele Martino Fardella barone di Mokarta).

Disquisizione sulla Torre dei Pali

Probabilmente la torre era il luogo oltre il quale si svolsero i tornei del palio o pallio, il cui plurale è pallii ovvero "palij", nel disteso piano antistante ancora non occupato dal fossato di levante. Benigno da Santa Caterina, descrivendo il quartiere di San Pietro, individua il luogo della torre nell'isola Catito, zona dell'antica Giudecca, a fianco il palazzo della famiglia Ciambra.

Il male pestifero del 1575

Passato il flagello del terremoto del 1522 e quello successivo della pestilenza, nell'estate del 1575, ritornò in Sicilia la peste, che già aveva steso il manto del lutto tra gli abitanti della Goletta in Tunisia quattro anni prima.

la disavventura del capitano irlandese Neil Brouwn

Nel 1791, Neill Brouwn noleggiò la sua nave nominata Nancy alla ditta Hugh Montgomery e John Okman di Belfast per caricare a Trapani l’intero carico di cenere di soda e ricondurlo in Inghilterra a detta Città di Belfast. Il capitano, pronto a salpare con la nave e il carico di cenere di soda, si accorse di non avere disponibile la somma necessaria per pagare dazio, diritto di falangaggio e l’acquisto d’alcuni generi di provvista. Per tale motivo chiese un prestito al vice console Vito Forte che glielo negò.

Il naufragio del vascello olandese Zuerwer del 1768

Sovente in dicembre e in gennaio avvennero naufragi causati da improvvisi temporali e in questi frangenti, di verosimili disgrazie materiali ed umane, incapparono capitani di navigli esteri poco esperti del fondale e delle secche del porto di Trapani. La sventura altrui contentò in modo effimero la manovalanza trapanese e le loro famiglie sfamate a stento nell'improduttivo periodo invernale, quando gran parte della maestranze si trovò a riposo forzato per mancanza di lavoro stagionale eccetto per coloro che lavorarono nelle tonnare.

Pillole rivoluzionarie Siciliane del 1848

Bricconata ante insorgimento del 1860 dei futuri padri del Risorgimento siciliano si evincono in alcuni decreti del parlamento Generale di Sicilia del 1848. Per mera e curiosità e divulgazione, n'estrapoliamo e trascriviamo alcuni.

Ignazio Bartoli estimatore del presepe

Forse nipote dell'aromatario Dionisio Bartoli (che per anni condusse l'attività farmaceutica e curò con erbe medicinali tanti trapanesi), Ignazio Bartoli, anch'egli aromatario (figlio di Giuseppe) fu un uomo pio e rispettoso delle tradizioni familiari, soprattutto, per quel che riguardò l'esposizione del presepe di famiglia.

Mercurio Marceca
e l'appidamento dello Spirone del Castello di Terra

Mercurio Marceca forse sarà citato in un ipotetico "Annale della Invittissima, Fedelissima e Benemerita Città di Trapani", per l'opera prestata in qualità di mastro marmoraro in beneficio di chiese, e per appalti civico e militari.

Giovanni Battista Fontana, per la formazione della scogliera

I lavori consisterono nel diroccare una quantità imprecisata di pietra dagli scogli perimetrali il castello della Colombara, posta come barriera frangiflutti a protezione dell'enunciato fortino e l'isola di Sant'Antonio (dove sessanta anni dopo sorse il Lazzaretto). Nella stessa maniera si realizzò a borea una barriera di protezione delle onde che lambivano con violenza il terrapieno del Castello di Terra e la cortina della muraglia e mura di tramontana di Trapani. Nella realizzazione dell'opera, durata oltre quattro anni, si impiegarono relegati a lavori forzati e marinai che trasportarono nelle chiatte la truppa dei forzati, ed altri ministri per servizio di detta scogliera.

Introitj ed Esitj di soli salarj spettanti alli signori Guardiani

Nella minuta di un notaio si rileva un'inserzione sulle mercanzie transitate nel porto di Trapani nel corso di undici giorni e di particolare interesse si reputa la menzione di capitani olandesi, svedesi, danesi, inglesi e dei napoletani Cacace e Casanova, che caricarono sale a bordo delle rispettive imbarcazioni. Il documento espone sul conteggio delle provvigioni spettanti ai guardiani portolani per il servizio prestato dal 29 aprile al 10 maggio 1767, il cui pagamento fu eseguito dal gabelloto Sebastiano Piacentino, procuratore e delegato di Gesualdo Scinia arrendatario, giusto atto di procura in notaio Vincenzo Marchese di Palermo del 10 aprile 1767. Oltre i bollettini d'estrazione del sale, i tre portolani annotarono i diritti di produzione di fedi, licenze, provvigioni, responsali e pedaggi in tutto 63 concessioni.

le dodici colonne di San Rocco

Trascorsi alcuni mesi dalla rinuncia fatta dalla maestranza dei Massari nel contribuire alla spesa della riedificazione della propria cappella nella chiesa di San Rocco (chiesta loro dal precedente priore) e dopo aver concordemente i padri del terzo Ordine di San Francesco soggiogato le proprie rendite immobiliari per raggranellare le 5.000 onze necessarie alla costruzione della nuova chiesa, finalmente, si diede inizio ai lavori di ristrutturazione del sacro edificio. Il tutto iniziò sulla pressione esercitata dai senatori trapanesi, coscienti delle crepe formatesi sul tetto e sulla facciata settentrionale della chiesa prossime a causare un danno alla comunità, che intimarono ai religiosi di provvedere subito al loro rifacimento.

I legati slegati

Nella nostra Trapani, i monasteri, conventi e chiese sono stati privati d'edifici e di terreni, frutto di legati testamentari di fedeli. Oltre l'esproprio s'impedì l'introito dei diritti di cenzo e degli interessi sulle rendite immobiliari, cospicua fonte di sostentamento.

La forza della ragione di Paola Pellegrino

Qualcosa non andò per il giusto verso e la ragazza si ammattì. Il promesso sposo buttò all'aria il fidanzamento e per lo sconforto Paola Pellegrino sfogò risentimento sulla gente del quartiere con insulti, minacce ed "eccitazioni al disordine" tali da costringere Vincenzo Sansone, commissario di Polizia, a rinchiuderla in cella per tre giorni.

il parafulmine di Leonildo Redaelli

Giunse il momento di pubblicizzare e di vendere il parafulmine nel Regno delle Due Sicilie. Il milanese Leonildo Redaelli, Macchinista della Commissione Centrale e Provinciale de' Pesi e delle Misure, più volte premiato per aver migliorato la bilancia idrostatica (perfezionata nel 1845 da Bonaventura Bandieri) e quella docimastica (già congegnata nel 1808 con somma precisione da Giovanni Culot) si fece carico di tale impegno.

la croce e la corona di spine d'argento

Nell'apoca si specificò il peso della croce in 3 libbre, 11 oncie e 13 trappesi corrispondente agli attuali chilogrammi 1,533 e il peso della corona di spine in 5 oncie e 7 trappesi equivalente a grammi 138, di argento apprezzato 11 tarì l'oncia di grammi 26 d'argento fino di bolla.

la fede di matrimonio del colonnello Sebastiano Rosaroll

1780, sulla fede di matrimonio del colonnello Sebastiano Rosaroll di Napoli. Per opportuna conoscenza e testimonianza, forse utile a chi vorrà approfondire la figura del colonnello degente a Trapani nel 1803, si trascrive il testo del certificato, la convalida militare e licenza a contrarlo.

1794 - Il carabiniere premiato

Non si può contestare la notizia, più volte letta in diverse scritture notarili di fine Settecento e d'inizio Ottocento, riguardo l'esistenza del reggimento dei bersaglieri dei Borboni istituito anni prima del reggimento dei bersaglieri dei Savoia, quantunque non è contestabile la notizia che una sezione militare di carabinieri borbonici esisteva già in quei tempi. La fondatezza si evince nel rogito di Giuseppe Anastasi del 1794.

Il tesoretto di suor Tommasa

Suor Tommasa, al secolo Giovanna Scavone (vedova di Gaspare Messina), dopo la morte del marito si ritirò nel monastero di S. Maria dei Sette Dolori. Giunta alla fine dei suoi giorni chiamò il notaio Gaspare Fiorentino per dettare le sue ultime volontà. Giacente a letto, sana di mente e di loquela, dispose il nuovo codicillo testamentario ed annullò quelli redatti prima.

Marcello Fardella
, duca di Cumia e l'ordinanza sui cani randagi del 1831

Nelle sue "Opere" del 1848 Vincenzo Mortillaro, marchese di Villarena, traccia il profilo biografico e politico di Marcello Fardella, personaggio trapanese che riscontriamo firmatario dell'ordinanza sui cani randagi pubblicata a Palermo nel 1831. Avvalendoci delle notizie lette in detto libro ben volentieri contribuiamo ad estendere una testimonianza sintetica sul Duca di Cumia, finora sconosciuto ai trapanesi.

Sui consolati e sulla "Bandiera di San Marco"

Anche a Trapani s'insediarono diversi consolati che tutelarono le spedizioni di merci da e per l'estero e controllarono gli interessi commerciali di mercanti e capitani. Sul finire del Cinquecento, Francesco Giovanni Pugnatore nel suo manoscritto ci dà un ragguaglio intorno a consolati dislocati in città, istituiti nel corso della reggenza di Ruggero II d'Altavilla. I consoli vigilarono non soltanto l'attuazione contrattuale dei noli marittimi, ma perfino le avarie redatte con particolare attenzione nella compilazione della massa attiva (creditoria) e della massa passiva (debitoria) della nave e del carico trasportato via mare. Si occuparono anche di comporre le polizze di carico al capitano a cui si augurò il "buon salvamento nel nome di Iddio".


1870 il testamento dell'Imparziale

Sul finire del XIX secolo si pubblicarono a Trapani alcuni quotidiani e settimanali letti da una ristretta élite. Ne citiamo alcuni: la Vita Nuova, l'Esopo, il Mandracchio, lo Scarafaggio, la Gazzetta di Trapani, Turrigny e l'Imparziale. La redazione dell'Imparziale pagò lo scotto della forzata chiusura d'attività giornalistica per aver offeso e divulgate notizie personali su alcuni personaggi trapanesi di quel periodo, nel presunto non rispetto di un inesistente codice deontologico e per aver violato alcune consuetudini basate sull'onore e sull'apparire.

1837 - Il bigliardo del Circolo della Concordia di Trapani

Il secolo decimonono è stato immortalato con una perifrasi dal "sommo poeta" Giuseppe Marco Calvino che è vissuto proprio in quel periodo. Il vate trapanese, di tanto in tanto, dava stoccatine alla classe agiata trapanese pur vivendovi in stretto contatto. Per lo più erano patrizi latifondisti, che non disdegnarono organizzare deliziose scampagnate nei loro bagli, dilettarsi nel teatro di San Gaspare, tentare la sorte al regio lotto e riunirsi in un circolo ristretto a giocare a biliardo.

L'accordo delle Marinerie per la redenzione degli schiavi trapanesi

1696 - L'opera caritatevole era insita non soltanto nel loro essere marinai o pescatori ma anche e di certo nei loro statuti, in cui primeggiava l'operato e il soccorso comune, specialmente nei difficili momenti dei fortunali, di avarie marittime e di quant'altro fosse imprevisto a mare aperto. Fin da piccoli, marinai, pescatori e raiss abbracciarono un mestiere alquanto difficile, irto di pericoli e nello stesso tempo avventuroso.

Trapani al tempo del Caravaggio

Lo studio degli atti notarili e la ricostruzione di una parte della storia della nostra Città sarebbe incompleto se non ci affidassimo alla lettura d'antichi manoscritti, dai quali traiamo e compariamo avvenimenti annotati da diversi scrittori. È alquanto facile montare e congiungere tasselli d'opere pubblicate in cartaceo o nei siti web, assemblabili in poco tempo in ordinato puzzle, con cui creare un inconfutabile lavoro letterario.

Baluardi e porte di Trapani di Giuseppe Maria Ferro e Ferro

Con l'abbattimento delle mura e l'assegnazione dei suoli pubblici avvenne l'espansione della città nella parte orientale fino alle falde del monte Erice e la ramificazione nei luoghi, allora, d'aperta campagna. Ma, com'era Trapani prima che avvenisse tale cambiamento architettonico ed urbano?

Sulla fortificazione del baluardo dell'Epifania, del baluardo del Castello Reale e del baluardo del Castello di Terra di Trapani

L'esigenza ossessiva dei vicerè spagnoli di rafforzare i forti, le cinte bastionate nelle città e di arroccare le torri nelle coste isolane scaturì ai primordi del Seicento. A Trapani, il vicerè Diego Enriquez Guzman conte d'Alba de Lista e per lui l'ingegnere militare Vincenzo Locadello, risolse i problemi legati alla struttura orientale difensiva e nel 1655, Roderigo Mendoza Y Roxas y Sandoval duca dell'Infantado consolidò le antiche mura e i cavalieri.

Le inevitabili modifiche alla Colombaia

Nel corso dei secoli si sono avvicendate diverse guarnigioni in quest'avamposto militare di grande rilievo e risonanza dell'antica Piazza di Trapani. Relegati, condannati, personale civile e militare vissuti tantissimi anni in questo luogo nato nella notte dei tempi, edificato nella Drepanum nota Diodoro Siculo, Polibio, Plinio il vecchio, Marco Tullio Cicerone, Publio Virgilio Marone e in ultimo ad drisi (Abu'Abd Allah Muhammad ibn Muhammad ibn'Abd Allah ibn Idris al-Siqilli, il Siciliano), tanto per citarne alcuni.

Giovanni Battista Fontana soprintendente e capo di brigata per la formazione della scogliera

I lavori consisterono nel diroccare una quantità imprecisata di pietra dagli scogli perimetrali il castello della Colombara, posta come barriera frangiflutti a protezione dell'enunciato fortino e l'isola di Sant'Antonio (dove sessanta anni dopo sorse il Lazzaretto).

Relazione e conti prudenziali delle spese occorre farsi senza ritardo per essere uno de' casi urgenti

Nata e concepita dall'architetto Giovanni Biagio Amico, la lanterna ovvero il faro posto sulla sommità del torrione ottagonale del castello della Colombaia, propagava una luce fioca sul porto. Sei anni dopo, a causa di una grandinata che distrusse alcune vetrinette, l'ingegner Antonino Alberti rimediava al danno facendo installare nella lanterna alcune grate bordate in rame incastonate nei telai delle vetrate.

1790 I relegati del Gran Duca di Toscana

Nel settembre 1790 iniziarono i preparativi ed i festeggiamenti per le nozze del terzo granduca di Toscana, il ventunenne Ferdinando d'Asburgo Lorena con la diciassettenne Maria Luisa Amalia Teresa dei Borbone di Napoli, principessa del Regno delle due Sicilie e due volte suo primo cugino. La relazione parentale era di comodo e scambievole nella facilitazione commerciale tra i due Stati, specialmente per quelli marittimi.

1804 Gaspare de Micheroux e il nuovo lazzaretto

Nel 1804 il governatore Gaspare de Micheroux, intimo amico del carbonaro suicida Martino Beltrani, diede inizio alla costruzione di un nuovo lazzaretto posto dietro le mura della silva dei Cappuccini ….

1831 Progetto ed appalto della costruzione del lazzaretto di Trapani


Il progetto del lazzaretto per la contumacia, realizzato a forma di ferro di cavallo, prevedeva lo spianamento dell'area e dei massi con diversi riempimenti e la costruzione dell'edificio, della cancellata, della pavimentazione con ciottoli, delle arcate, delle finestre e della cisterna, con cantoni delle cave di Favignana contrada di S. Francesco, murati con calce, arena e puzzolana.

1851 Il cimitero del Lazzaretto, nell'isola bassa del porto di Trapani, che vede tutte le bandiere dell'universo

Forse in ripetute giornate di caldo scirocco, oltre ai salubri odori di iodio marino, esalava anche un sottile tanfo che si propagava in aria dalle viscere del terreno limitrofo al lazzaretto. Il 24 maggio 1851, i componenti della Deputazione di Salute, che da tempo risedeva in quel luogo, scrisssero una lettera di protesta all'intendente della Valle di Trapani, nella quale, lamentavano la pessima condizione del selciato e l'uso del locale adibito a cimitero, contiguo alla loro casina.

1847 Stato estimativo dei lavori bisognevoli per acconci del lazzaretto

Oltre un decennio dopo, la struttura del lazzaretto necessitava di una manutenzione. La deputazione sanitaria e il decurionato interpellarono l'ingegner Patti a compilare una relazione su quanto era da approntare nell'immediatezza al fine di evitare maggiore rovina delle parti dell'edificio danneggiate, su cui non s'era effettuata una manutenzione ordinaria. Nella prefazione della relazione, il tecnico incaricato descrisse il complesso edilizio costruito su progettazione dell'architetto Antonio Gentile.

la transazione del lazzaretto del 1885

Il 4 dicembre 1885, il futuro pluri ministro massone Nunzio Nasi firmava formalmente l'atto di transazione e il passaggio del lazzaretto tra le proprietà del comune di Trapani. Nella transazione si elencava una concisa cronistoria sulla proprietà del complesso sanitario costruito a spese del Decurionato il cui costo totale della costruzione ammontava a 7.251 onze.

La supplica del funaio Alberto Adragna

È noto a Lei Signor Intendente il Real Decreto, in cui prescrisse Sua Maestà/ Dio Guardi/ che ogni Cittadino può faticare nella loro Bottega, senza aver bisogno di essere riconosciuto dai Consoli, affinché ognuno possa esercitare la loro Arte per così ovviare tutti gli abusi, che scandalosamente si pratticavano.

Sulla società di due barbieri

L'antico ceto barbitonsor era formato soprattutto da cerusici, che amministrarono l'Arte ministra della Medicina e a riguardo della nobiltà del soggetto impiegarono hora il salasso con aprirgli le vene, hora con applicargli su le membra le ventose, hora con iscanficargli le parti, hora con affigergli le mignatte, o vero sanguisughe, hora con amministrargli il cristiere e finalmente con adoperargli i vessicatorij.

Lettera del Tribunale con Sentenza decisiva di nominarsi con il titolo di Mastranza li Beccaj

Finalmente, dopo anni d'attesa e di continui litigi, arrivava la "Sentenza" solenne scritta dal marchese Gaetano Fogliani. Nulla poterono ancora opporre le maestranze al provvedimento emanato tramite il Tribunale del Reale Patrimonio di Palermo. Giustizia avvenuta e da quel giorno, le petizioni e i decreti contro i beccaj decaddero d'ufficio. Promulgato il 9 aprile 1759 (quattro giorni dopo la rinunzia degli aromatari ad intervenire nelle processioni e più specificatamente in quella del Cereo perché vantavano titolo di professione e non di generica arte all'interno della maestranza trapanese) i beccaj, meglio noti come lanieri, diveniva arte legalmente riconosciuta.

affitto di un giovane scarparo

Potrebbe un giorno succedere, ma questo è ben lontano da quello del marzo del 1751, quando nell'avvezzo mondo borbonico d'atavici privilegi è avvenuta una piccola novità, che stravolse l'ammontare degli stipendi di pubblici funzionari ridotto in media del 50%. Quell'anno è da ricordare come straordinario negli annali di Trapani, per il resto, la maggior parte dei cittadini conduceva la solita vita tra lavoro, casa e chiesa e la loro condizione economica era tale e quale da parecchi cinquantenni. Un esempio sulla corresponsione dei salari è palese nei cosiddetti contratti di locazione personale di braccianti annalori e mensilori, che si prestavano a lavoro pesante e a volte vessatorio. In quelli dei garzoni di bottega, che s'instradavano ad un mestiere, con il termine locazione s'intendeva l'affitto della persona.

La ronda dei corallari

Sul finire del Settecento, soldati della milizia del capitano di giustizia e mastri di qualunque maestranza svolgevano a turno e coattivamente la vigilanza notturna nei quartieri di San Lorenzo, di San Nicolò e di San Pietro. Anche i corallari parteciparono alla ronda, ma solamente con i loro manufatturanti vale a dire lavoranti.

la temibile ingiunzione al marmoraro

Sebbene fossero trascorsi sessantasei anni dall'affidamento della chiesa, ancora era ricordata e nominata San Leonardo perfino nelle annotazioni dei libri senatoriali, perché era di riferimento all'omonimo quartiere e la troviamo menzionata in una disposizione dei senatori trapanesi del 19 maggio 1676.

l'accordo tra Tartaronari e Nassalori del 1765

Un anno dopo il rogito dell'addizione ai capitoli, i pescatori tartaronari e nassalori concordarono la pratica della pescagione del'asinello.

1754 - 1894 - cronotassi della carrozza del senato trapanese

La carrozza era già in pessime condizioni e non solo, anche le vesti dei servitori e perfino l'abbigliamento dei mazzieri era logoro. Pertanto, il Tenente di Rè rapportava quello stato d'uso per ottenere dei proventi adeguati alla riparazione, sentendosi per esclusi le somme riservate a franchigia per gli Ecclesiastici e per il donativo reale.

1822 - 1836 breve compendio sulla carrozza senatoriale

Non coscienti del percorso dei nuovi cambiamenti che a breve sarebbero accaduti, … sciorinavano i perduti fasti come fossero ancora da essere pienamente vissuti e godibili, sferzando il sindaco, con proprio nome, i rapidi passi di imbarbarimento sociale già celebrato con le sue pungenti rime dal poeta Giuseppe Marco Calvino Patrico.

1643, il titolo di Senato alla Città

Per secoli Trapani era detta "terra" e dopo tante attese divenne "università", vale a dire città. Nel 1643, durante il regno di Filippo IV di Spagna, il vicerè Giovanni Alfonso Enriquez Cabrera conte di Modica inviava la formale designazione di "senatori" ai giurati Vito Morana, Giacomo Fardella, Francesco Staiti barone delle Chiuse e Bartolomeo Milo.

1724 l'Illustrissimo Senato di Trapani

Per "diritto di conquista" Carlo VI d'Austria ottenne la Sicilia e con essa … i Siciliani. Non fu messo a dura prova dai baroni garbatamente affidati al suo vicerè per acquietarli e dar loro modo di riottenere quei privilegi "cortesi" a cui tennero tanto e per ripristinare le antiche e consuetudinarie franchigie, ossigeno vitale di una classe inetta. ....

Scudi e lapidi

In una scrittura notarile leggiamo il resoconto di una diatriba scaturita al termine del 1780 tra l'arciprete Francesco Maria Morello barone di Fratjanni (fratello del potente secreto Leonardo) e il ciantro Giuseppe Giacomo Cipponeri sugli onorifici titoli ecclesiastici imposti con boria ai notai nelle stesure delle pubbliche scritture. Morello, fiero al pari dei suoi predecessori che accolsero Ruggiero, Pietro d'Aragona e Carlo V, l'undici novembre 1780 fece transuntare le attestazioni giurate di fidati prelati dell'esistenza di tre antichi scudi appesi nella chiesa di San Pietro.

Robe inutili

Definiti oggetti di "tenuissimo valore", oggi sarebbero oggetto di studio e di approfondimento, soprattutto per quanto riguardo l'arte minore a Trapani nei secoli XVIII e XIX e gli autori che non ci sono noti.

1839- Ordinanza d'Intendenza su alcune attività commerciali

Il 17 settembre 1839, nel "Giornale di Intendenza" si pubblicò l'ordinanza "necessaria che sopra alcuni mestieri sia portata una particolare vigilanza, onde prevenirsi gl'inconvenienti e gli abusi, che per esperienza si sono ravvisati frequenti" disposta dall'intendente Filippo Laurelli. Da quel giorno, qualsiasi attività commerciale fu monitorata, registrata e sorvegliata con maggiore cura dall'intendenza trapanese e fu sottoposta al controllo degli ufficiali di Polizia.

sul doppio precetto

Sebbene fosse in vigore il manifesto dell'intendente Filippo Laurelli sulla santificazione della festa con l'astensione "dal prestare ogni sorta di opere servili ne' giorni sacri a Iddio e particolarmente consacrati all'adempimento dei doveri di nostra Santa Religione", emesso nell'ottobre 1839, persistette l'ostinata disattesa alla emessa ordinanza di alcuni ceti trapanesi, che continuarono ad esercitare la propria attività distogliendosi dall'osservanza del precetto domenicale. Perfino Ferdinando II di Borbone, nel corso di sue ultime visite per le province del regno, compiute sul finire del 1844, notò con rincrescimento che il precetto non era rispettato.

1755 cattura di 89 mori algerini nel porto di Trapani

... L'intero equipaggio fu assalito e catturato da quattro lance capitanate dal Capitan Veneto Comandante delle due Galee Reali Napolitane di transito a Trapani e gli ottantanove mori furono accolti in una delle due galere. D'interesse il richiamo nel documento delle Galee Reali Napolitane realizzate nel primo decennio del regno di Carlo III Borbone, costituite dalle galere di "S. Gennaro, della Concezione, di S. Antonio e la Capitana", delle quali non si sa quali fossero ancorate nel porto trapanese.

la disputa per un cappuccino conteso con uno spirito di vertigine

Correttamente non si parla di un cappuccino all'italiana, con tanto latte, caffè ristretto ed abbondante schiuma, guarnito di polvere di cacao amaro. Il testo è il resoconto di una contesa avvenuta nel 1824 tra il clero trapanese, per tramite la congregazione di S. Francesco di Sales e il clero pacecota riguardo l'impartizione degli esercizi spirituali del cappuccino Francesco Antonio da Castelvetrano. Al vertice della congregazione e con l'incarico di superiore era Diego De Luca (1744-1826), estimatore dei dipinti del santo vescovo. Il vecchio ciantro, prossimo a lasciare il "suolo terreno", pertinace nel suo spirito non arrendevole nel contrastare le dispute, firmava la petizione spedita all'intendente trapanese Placido Riccio barone di San Gioacchino per convenire sui giorni di visita del missionario sballottato e condiviso tra il clero di Trapani e quello di Paceco.

Ducati, grana e cavalli


Rispetto a conversioni monetarie d'altre nazioni, Ferdinando IV poi Ferdinando I, tronfio dei suoi reali titoli, emanava nel marzo 1820 il decreto sull'adozione e circolazione forzata del ducato in Sicilia.
Il gagliardo settantenne Francischiello confortato dalla ganza morganatica Lucia Migliaccio duchessa di Floridia e Principessa di Partanna, completava parte del suo innovativo progetto, dopo aver ristrutturato in leggi alcune antiche consuetudini, emanato i decreti riguardo la conversione legale sui "pesi e misure", il riordinamento del notariato, l'istituzione dell'anagrafe civile, del catasto immobiliare, l'istituzione dell'Intendenza che sopprimeva le Secrezia, delle province, dei comuni ed altro ancora.


la salina di un pugliese

Pare che il capitano Costa avesse una certa familiarità con il superiore Don Raimondo de Blanch, dei Marchesi di Campolattere, tenente colonnello proprietario, Cavaliere Gerosolimitano e del real Ordine Costantiniano della stessa legione, al quale, nel 1777, confessava il desiderio di costruire una salina nel sito chiamato Mare secco delli Birgi, dietro la torre di San Teodoro. Costa, che aveva alle spalle trenta anni di carriera, prossimo a maturare la regia pensione, ponderava di impiantare una salina nello stagnone di Marsala per se e suoi eredi.

1790 i relegati del Gran Duca di Toscana

Nel settembre 1790 iniziarono i preparativi ed i festeggiamenti per le nozze del terzo granduca di Toscana, il ventunenne Ferdinando d'Asburgo Lorena con la diciassettenne Maria Luisa Amalia Teresa dei Borbone di Napoli, principessa del Regno delle due Sicilie e due volte suo primo cugino. La relazione parentale era di comodo e scambievole nella facilitazione commerciale tra i due Stati, specialmente per quelli marittimi.

l'apparato per la festività dei defunti


Benigno da Santa Caterina ha lasciato una traccia comparabile su quanto da noi letto in un atto notarile del 7 settembre 1759 riguardo la chiesa del Purgatorio. Nella scrittura, il notaio menziona il noto sacerdote Domenico La Bruna, pittore ed autore di tanti dipinti ad olio, tuttora esposti in diverse chiese trapanesi e si sofferma anche sull'opera della congregazione delle anime sante del Purgatorio, i cui congregati, si riunivano nell'omonima chiesa per celebrare il giorno di tutti i Santi e per tutta l'Ottava vi stà esposto il Divinissimo Sagramento, per le 40 Ore Circolari con superbo apparato. Il giorno Primo di Novembre verso le ore 23 [intorno le 5 pomeridiane] si canta l'Officio Solenne de' Difonti e si sparge il Libretto a chi vi concorre e poi si termina con un panegirico di aspettazione in lode delle An ime Purganti.

Un enigma da svelare il quadro della "Pietà" dei Massari


E se l'inventario trascritto nel 1606 fosse stato compilato anni prima? Infatti non è sensato il legame tra la data del testamento di Greco scritto nel 1592 e l'apertura di eredità del 1606, avvenuta 14 anni dopo la sua presunta morte. E se il quadro della Pietà fosse quello della "Pietà dei Massari"? Chi affermò la verità?


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