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Trapani invittissima di Salvatore Accardi

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Scritture notarili 2

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Le iscrizioni pubbliche sulle lapidi di Trapani secoli XVI - XVIII


I disegni di Giuseppe Polizzi sulle lapidi ed iscrizioni del recente passato per le vie di Trapani.


1714 - sulla permuta di tre case terrane di proprietà della Collegio della Compagnia di Gesù con un palazzotto di case della Confraternita di San Michele Arcangelo

Il contratto, con il quale, si permutava con reciproco valore di 190 onze siciliane, le tre case di proprietà dei padri gesuiti trapanesi con altre case della Compagnia di San Michele Arcangelo, necessarie per l'ampliamento della loro chiesa, i cui lavori iniziarono dopo il 1714 e non prima come riportato in alcuni testi. Elenco dei confrati della citata Compagnia e trascrizione delle adunanze del 1713.

1771 La soppressione del barbaro costume di bullarsi nelle carni li bambini illegittimi

Non esistendo l'ufficio d'anagrafe, istituito ufficialmente nel 1820, per riconoscere e distinguere un proietto si marchiava con un bollo cancellabile una parte del suo corpo. Accadeva, che togliendo il "marchio" di un proietto deceduto ed apponendo simile bollo con un falso sigillo su di un altro bambino, si brogliava la Deputazione de' Proietti, che ignara proseguiva la corresponsione del sostentamento e dell'allattamento del proietto deceduto riconosciuto vivente.

il pane di munizione


Nelle minute notarili e tra faldoni della Secrezia troviamo suppliche e richieste di sostentamento d'alcune donne, per il più vedove, che ridotte in miseria chiedevano aiuto alla sovrana maestà Ferdinando IV di Borbone.

cartografia della tonnara di Bonagia

primo cinquantennio del Settecento - cartografia della tonnara di Bonagia e inventario delle reti della pesca del tonno

1616 - Isabella, la schiava negra prediletta del vicario foraneo

In atto di rendere l'anima al Sommo Creatore, anche un potente vicario foraneo scioglieva il vincolo terreno e si preparava all'estremo sorpasso, probabilmente destinato in antro dove espiare colpe accumulate nel corso della pia vita ecclesiale.

1774 la patente di corsaro

quell'anno il vicerè marchese Fogliani spediva da Messina la patente di corsaro al trapanese? Antonino Angelico per esercitare legalmente la corsa nel bacino del Mediterraneo.

l'interprete anglicano


Grazie a distinti ed ignoti interpreti s'apprendono i testi e la relativa traduzione di contratti formalizzati da alcuni notai trapanesi, anch'essi intermediari del progredire tecnico commerciale, tra i quali, si ricorda Gaspare Guarnotti, che ha avvolto un'estesa clientela di mercanti, fonti delle nostre ricerche.

altri due vecchi epiteti: fimminella e zicca

Oltre le mosche e le zanzare, le zecche (zicche in dialetto) insidiavano i trapanesi che convivevano con le bestie e gli animali da soma. Per l'azione di quest'insetto, che si appiccica addosso a qualcuno, similmente s'identificava un personaggio che, con modi ed agire appiccicoso, si attaccava e stava dietro altro.

1750 Antonio Fontana e le sallne di Santa maura (Lefkada)

Il 10 gennaio 1750, il duca de la Viefuille, con proprio dispaccio e su ordine reale, proibiva a tutti i sudditi di lavorare nelle saline estere. La suprema decisione scaturiva in seguito al rifiuto del marchese Campo, duca di Rebuton (comandante della piazza di Trapani) di rilasciare il passaporto ad Antonio Fontana, per recarsi a lavorare nelle saline di Santa Maura.

per la tragedia di Amnone

Correva l'anno 1611 e nella chiesa di S. Giovanni si affrettavano i preparativi per la rappresentazione del dramma di Tamara e Amnone.

intricati protesti cambiari

In diversi documenti conservati nel fondo della Secrezia si desume il costante commercio e la conseguente crescita patrimoniale d'alcuni mercanti, porzionari ed armatori, che si arricchirono esportando per via mare svariati prodotti trapanesi in Italia e nei paesi costieri del Mediterraneo, finanche a Londra, dove attraccava il brigantino "Salvador" di Salvatore Malato e arrivavano i coralli pescati nei mari della Barberia spediti da Giacomo d'Alì. L'attività commerciale e finanziaria d'inizio XIX secolo erano regolate ancora da antiche consuetudini e dai nuovi strumenti finanziari che iniziavano a sostituire la moneta metallica circolante. E sebbene il regno delle Due Sicilie fosse in aperta ostilità con Napoleone Bonaparte, continuavano gli scambi commerciali con la Francia ed il bacino del Mediterraneo.

Anime travagliate


Non solo uomo probo e pio, ma anche sostenitore nel far rispettare le leggi specialmente quelle che avrebbero dovuto regolamentare l'osservanza del cosiddetto "doppio precetto". Senza alcun timore di sorta, nel 1825, informava Ferdinando I di Borbone su comportamenti indecenti di popolani e mastri.

Anime inquiete

Nel 1813, Antonio Lamea e la moglie Sebastiana Buzzo difesero strenuamente la dignità della figlia Antonia insidiata da Giuseppe Lombardo. Per conquistare la sua amata, il giovane ricorse all'intermediazione del canonico Antonino Romano suo confessore mezzano, che con mirati gesti invitava la giovane ad acconsentire alla richiesta di matrimonio.

gli acconci sulla condotta della Tuppilla

Se gli scoli d'acqua piovana e reflui, laterali ai marciapiedi, (similari alle odierne fognature) erano in condizione tale da non permettere un perfetto deflusso e di quest'inconveniente si lamentava il patrizio Giuseppe Maria di Ferro e Ferro, che dire allora del fetore che esalava da circa un mese nella Tuppilla del lato esterno sulle mura di mezzogiorno?

sulla lettera di cambio

Le rimesse di denaro su contrattazioni e transazioni si eseguirono in contanti in moneta nazionale o estera (quest'ultima circolante nelle città costiere), ma anche con l'emissione della cosiddetta lettera di cambio. La lettera di cambio rappresentò un espediente per aggirare il divieto ecclesiastico sull'usura, attuato sul richiedente che pagava un montante con interessi superiore al 7%. Spesso è stato il tramite per trasferire grosse somme senza dover spostare il denaro contante.

la luminaria del 1822

Il primo memoriale, datato 24 agosto 1822, riepiloga quanto successo nelle serate del festino e nelle pubbliche strade dove si disposero 56 piramidi 16 piramidette nella prima sera dell'artificio di fuoco apposte nella strada del Bastione di San Francesco alla porta de'Cappuccini.

sull'osservanza festiva dei Pescatori


Solitamente anche la domenica era un giorno lavorativo particolare; i bottegari ed esercenti un'attività artigiana e professionale lavoravano nel primo mattino e dopo aver regolarmente assistito alla messa, si godevano il resto della giornata festiva. Perfino nei giorni di Natale, Capodanno e Pasqua si esercitava il mestiere e la professione e la testimonianza si rileva anche in quelle scritture notarili rogate in quei giorni.

Sul regio giudicato del circondario d'ogni Capo Valle


Ferdinando I dei Borboni di Napoli, soprannominato re nasone, si avviava al viale del tramonto e benché fosse in età avanzata, approvava la modifica dell'apparato politico-amministrativo del suo regno, ancora detto delle Due Sicilie. Con la soppressione della regia corte capitaniale e del capitano giustiziere s'introduceva il regio giudicato del circondario d'ogni Capo Valle e l'istituzione dell'intendenza.

l'eco indimenticabile della battaglia di Lepanto

Adi 7 di ottobre 1571. giorno di domenica fu presa la armata da don giovanne di austria del granturco quale armata di detto don giovanni consistia in galeri n° 150 e detta di lo turco in galeri n° 300 e cossì fu miracolo di Dio poter fare detta vittoria.

la lavanda dei piedi

Sul finire del Settecento, la congregazione del Santissimo Crocifisso si addossò l'obligo di lavare i piedi e di somministrare il cibo per tre giorni a tutti que' poveri pellegrini che vengono ogn'anno a visitare il celebre simulacro di Maria Santissima di Trapani e che subentrarono nell'atto pio di Carità, tale quale praticava l'abolita Congregazione del Collegio.

la missione di un onesto barbiere

Nel 1790, Francesco Maria Adamo esercitava il mestiere di cavasangue e barbiere. Non si capacitava della scelta del senato trapanese che in quell'anno lo elesse deputato della Deputazione Frumentaria, con il compito di sorvegliare la pubblica somministrazione del frumento, d'invigilare sul peso e la qualità del pane.

1828 - la caldeggiata raccomandazione d'elezione a ciantro

Immancabilmente un manipolo di devoti decurioni propose il cavaliere costantiniano don Mariano Barlotta de' Principi di San Giuseppe, seconda dignità della colleggiata chiesa di San Lorenzo di Trapani, a ricoprire la carica di ciantro, a preferenza d'ogni altro, ancorandosi ad antica e rigida consuetudine nella scelta di un compaesano, al quale si donava la carica di ciantro senza sostenere alcun esame, come era in uso ottemperare per i figli di qualsiasi maestranza trapanese dichiarati "mastri".

sul prospetto della chiesa di Maria di Monserrato


Poco distante la chiesa di Sant'Alberto e dal palazzo signorile dei Milo si trovava la chiesa di Santa Maria di Monserrato, nell'antica strada in origine detta Rua Nueva. ...

il funesto Giovedì Santo del 1671


Come tanti colleghi, anche Pietro Adamo annotava nei suoi bastardelli alcune notizie che riteneva essenziali e da tramandare. Ma a differenza di tanti, si rammaricava d'aver perso due figli, che erano la mia consolatione a vederli.

1795 - sulla bottega di un quartararo trapanese

Mancanti le banche diversi potegari ricorrevano al finanziamento di mercanti, ai quali sotto giuramento promettevano il solenne impegno d'onorare le obbligazioni contratte. Anche mastro Antonio d'Angelo ottenne una dilazione di pagamento di due anni per l'acquisto di terraglie, vasi, piatti, pignatte ecc.. (vetrame et cretame) da Vincenzo Giacalone, che gli forniva il necessario vasellame per assortire la propria bottega.

1795 - La pescagione di tonno nella tonnara sarda di Cala Sapone

È uno dei tanti contratti che si riscontrano nelle minute notarili dal Seicento in poi e riguardano le prestazioni d'opera di parecchi trapanesi, che lavorarono nelle tonnare sarde e di raisi, che addirittura impiantarono tonnare, descritte da molti passati storici ed anche nella sua "Trapani Profana", da Benigno da Santa Caterina.

1799, circolare sui libri sediziosi ed infetti di principj rivoluzionarj

Come per i passati predecessori sbirri spagnoli, anche la polizia borbonica intensificava i controlli su persone sospette e sui librai che vendevano e permettevano la circolazione di manifesti e di testi plaudenti ad un cambiamento politico o alla costituzione di nuovi comitati o associazioni.

Alcuni "notamento" della secrezia trapanese


Il notamento non riporta alcuna data, ma di certo, è stato scritto prima dei moti trapanesi del 1820, quando era in carica il segreto Fardella e il pro secreto Beltrami, ovvero prima ancora che quest'ultimo si suicidasse. È una sintetica notiziola riguardo lo stipendio percepito dai funzionari della secrezia trapanese e delle pro secrezie limitrofe, che può essere di complemento a chi interessato ad estendere un argomento completo e definito.

1759 la fabrica della madrice di Favignana

Il Condominio Pallavicini, Duchi delle Isole e Tonnare di Favignana, Formica, Levanzo, Maretimo, San Vittore, Mare de' Porci, monopolizzò diverse attività commerciali fin dal 1649. A Favignana costruirono la chiesa parrocchiale à perfetta Croce Latina, con cupola, dedicata all'Immacolata Concezione, edificata dall'eccellentissima casa Pallavicini e ne conserva tuttavia il padronato.

1615 la maramma rustica di Mariullo

... Non sappiamo chi fosse quest'esigente dotto, tanto puntiglioso nella selezione dei tufi (cantuni) e della pietra per la fabrica; di certo sappiamo che Matteo Artali era uno dei trentacinque mastri muratori partecipe nel 1620 all'affidamento del mistere di Cristo alla colonna. ...

la storia di Trapani per le vie della Città dal quotidiano trapaniok.it del 1 luglio 2003

Effettivamente e per fortuna sono pochi i presunti ricercatori storici tra tanti storici storpiatori e novelli commentatori. Ciò che conta è non andare dietro l'altro per non perdere la propria identità e il sé!

il contratto matrimoniale di un capotistipe Marrone


Da questa antica famiglia trapanese sono nati i Francesco, Ignazio, Sebastiano, Leonardo e Mario, valenti capo mastro dell'antica arte dei muratori e scalpellini, scelti con sagacia per l'esecuzione di opere d'architettura e d'ingegneria realizzate dal senato trapanese tra la fine del Settecento e inoltrato Ottocento. Quel Mario Marrone, gradito al vice console inglese trapanese Salvatore Malato, che costruì l'omonimo palazzo in stile neoclassico nei primi anni dell'Ottocento, tuttora esistente in Via Torrearsa. Sulla famiglia che ha dato i natali al poeta crepuscolare Tito Marrone.

la tassa innocenziana di papa Innocenzo XI

Il testo adattato sul compito della polizia ecclesiastica rivela la disposizione di papa Innocenzo XI, al secolo Benedetto Odescalchi, che s'impose nel corso del suo pontificato di riformare i costumi, abolire le sinecure e perfezionare gli abusi amministrativi.Il pontefice è stato tra i primi papi a condannare la schiavitù, a stimolare le opere missionarie, sebbene con i Gesuiti, avverso agli scritti sul "quietismo" ascetico del presbitere spagnolo Miguel de Molinos Zuxia torturato e condannato dal Santo Ufficio.

1838 - la lusinga di un matrimonio


La parola di uno contro quella di un'altra. Chi dei due affermava la verità? La suddita sarda oppure il suddito trapanese? A distanza d'anni affiora una pratica visionata e seguita personalmente da Saverio de Martino, console del consolato del regno delle due Sicilie a Tunisi. Il caso era scottante e andava seguito passo passo. Erano due camerieri a pieno servizio e alle dipendenze di Gaetano Truqui, console di Sua Maestà Sarda in Tunisi.

sugli schiavi di papa Benedetto XIII Gravina

Anche agli schiavi delle galere del papa Benedetto XIII Gravina la deputazione di sanità riservava la dovuta e debita cautela e tutto quanto fosse a costoro di sostenuto privilegio.

per la conservazione dell'ostensorio d'oro

L'ostensorio d'oro, sopravvissuto a mani truffaldine, di tanto in tanto è mostrato alla cittadinanza in rare occasioni di festa. Quest'opera, d'intenso pregio e di considerevole valore storico artistico, si custodiva con altri preziosi a cura del cassiere comunale.

la battaglia di Francesca


Talvolta Ferdinando IV re delle Due Sicilie costituiva delle rendite matrimoniali a sventurate giovani per sottrarle ad oscuro destino e a sicura miseria. Questa è la testimonianza di una fortunata trapanese che usufruiva del legato reale di 15 onze d'espletarsi entro due anni dal suo conseguimento.

l'iconografie dei Santi


le interessanti icone dei Santi che sono state il logo di certificati di battesimo, scritti e dati ai genitori dei battezzati dai parroci e ciantri delle tre principali chiese di Trapani, nell'inoltrato Settecento e fino alle soglie dell'Ottocento.

i ghirigori di uno strambo

Dell'intrigante comunicazione ci ha attratto non la stesura, ma la grafia stilizzata e perfetta. Ci siamo soffermati a lungo per trovare una spiegazione al ghiribizzo dello scrivano, che ha fatto uso di tanti ghirigori anteponendo e facendo coincidere all'inizio di ciascun rigo dei due documenti la lettera D, scritta in minuscolo e in maiuscolo.

la deputazione degli Artisti

Nel 1796 il compito ad annettare le strade cittadine è stato affidato ad una deputazione detta degli artisti, intendo con questa parola non gli artisti dediti all’arte pittorica o similare, ma agli artigiani che esercitarono un mestiere o una professione. Nel documento, emanato dalla Real Segreteria di Stato Affari Esteri, Marina e Commercio, s’incaricava ciascun ceto riunito in Deputazione a far pulire le sporcizie aggravando le maestranze di un altro compito che si aggiungeva a quello dell’ispezione e sorveglianza notturna eseguito a turno dalle ronde.

La pena e lo scoramento di una badessa


lo scoramento della badessa Maria Benedetta dei baroni del Grano abbandonata a se stessa dal fratello

Da lì Monsignor dominò la Valle


Stranizza leggere le antiche carte riguardo l'atteggiamento di grande forza e spirito religioso degli abitanti della Valle di Mazzara, che implorarono la di lui non dipartita. Supplicarono, con gran voce, non solo i popolani ma anche il potere civico costituito dai decurionati, ovvero i consigli comunali di alcune città del comprensorio della Val di Mazzara: Salemi, Santa Ninfa, Marsala e Mazara. Contrariamente a quanto difficilmente potesse accadere ai nostri giorni nel 1857, avvenne la comune compattezza d'amorosi fedeli, che supplicarono Francesco II dei Borboni di Napoli di revocare la nomina del Colendissimo Monsignore Antonio Salamone ad arcivescovo di Salerno

"Dio perdoni al cantico che nel dolor mi uscì"

Forse ispirato dalle poesie di Giovanni Prati, un improvvisato poeta stendendo sarcastiche rime gioiva e prefigurava l’espressione contrita del volto del ricevente. L’insofferente rabbia s’esternava nelle pungenti stanzine dirette al magistrato Lucio Sciortino, che non ingoiò lo scherno d’infame calunnia enunciato dall’anonimo autore. Ci rimase talmente male che informò del provocante sberleffo il sindaco Giancontieri e l’intendente Filippo Landolina, barone di Rigilifi.

cannonati e muschittiati nell'isola di Formica

il 18 giugno 1644 si scontrarono a singolar tenzone una ciurmaglia tunisina e i soldati dell'avamposto della torre dell'isola Formica. L'avvenimento sullo scontro ebbe particolare eco a Trapani e si ricordava a distanza di tempo nel basterdello del notaio Giuseppe Massuni.

La denuncia di Vito Catalano

sulla denuncia di mastro Vito Catalano, che nel 1626, prima di morire denunciava un malfatto per lavare la sua anima.

Il tesoro di Piano San Rocco

sul cavallo marino posto nel piano di San Rocco e le vicissitudini di questa statua



il perniciosissimo attentato alla Religione e allo Stato


Nel 1804 Don Alessandro Filangieri Principe di Cutò avvisava del raggiro d'alcuni capitani, che con promessa di provvedere al sostentamento di ragazzi carpiti dalle misere famiglie, avrebbero potuto farli convertire all'ortodossia, perfino ribattezzarli a discapito dei consolidati insegnamenti della Santa Romana Chiesa.

la maramma di San Michele del 1429


L'economo Riccardo de Bennitandi dava quietanza e liberalità della donazione e si obbligava nei confronti di Nicolò la Rocca ad usare il denaro ricevuto per la maramma della Chiesa, assumendo in proprio eventuali danni scaturenti da uso improprio e sotto vincolo di giuramento.


l'antica polisemia dei cognomi


Riscontriamo in diverse scritture notarili cognomi che palesano parole dispregiative o di scherno. È il caso del cognome dell'alfiere spagnolo don Michele la Merda, di quello della popolana donna Maria Fica, di mastro Gaetano Finocchio e di padron Pietro Garuso.


1543 - le reliquie dei martiri della chiesa di San Lorenzo


Gli antichi martiri rappresentavano figure d'alta valenza riconducibili all'esaltazione dell'eroismo e del sacrificio e della fermezza contro la sofferenza e la morte. Non a caso, ad esempio, troviamo la risolutezza dei lavoratori giornalieri trapanesi detti jurnateri, che nel 1612, scelsero come loro santo protettore il mistere di "Cristo che porta la cruci in collo" realizzato da Nicolò de Renda. Quel 2 giugno 1543, il reverendo Vito de Pace e Leonardo de Forte Leone, cappellani della chiesa di San Lorenzo, ritiravano le reliquie dal canonico mazarese Francesco Vento


il paramento per i defunti


Nel 1759, due decoratori palermitani predisposero un apparato nella chiesa delle Anime del Purgatorio. Nell'apoca del tre settembre, redatta dal notaio Giuseppe Maria Genova, il procuratore dell'omonima congregazione Giovanni Ciambra li incaricava a parare la chiesa per l'imminente festività delli Defonti sotto la supervisione del sacerdote e pittore Domenico la Bruna, con i consueti pampinigli e piccoli specchi, con tessuti dai colori sgargianti e non scuri.


le corone dell'Annunziata


Il 14 marzo 1734 tutta la città si mobilitò per ammirare le corone d'oro poste nel capo del simulacro dell'Annunziata e del Bambino. Era un fausto giorno trascorso dal patriziato, dai senatori e dal priore carmelitano Gaspare Fichi in pompa magna. Il prelato ebbe l'onere di custodire le corone d'oro e l'onore di ammirarle insieme al pubblico trapanese. Le corone pervenivano dall'alma città di Roma ed era il dono del legato del conte Alessandro Sforza Pallavicini.


due dotti dottori - Vito Coci e Michele Tortorici


I due dotti dottori trapanesi nel 1775 superarono gli esami per insegnare Vito Coci la geometria e Michele Tortorici la logica e metafisica nell'accademia reale di Trapani. Nel documento Alfonso Airoldi, il principe della Trabia, il principe di Torremuzza e il duca di Misilmeri fregiarono i nostri dotti, li abilitarono all'insegnamento pubblico con un congruo stipendio e resero nota la disposizione ai deputati della reale accademia di Trapani.


per un altro tarì


Francesco d'Aquino principe di Caramanico non si scompose più di tanto per un altro tarì giornaliero chiesto dal reverendo Francesco Mastrolilli di Napoli. Il sacerdote, relegato nel carcere della Colombaia, non ricevette il tarì in più di provianda con cui avrebbe lenito la sua miserevole condizione di sostentamento. Chiuso in chissà quale stanza, Mastrolilli non era altro che uno dei tanti che ha albergato nell'antico carcere trapanese.


il rinnovo delle celle carcerarie del 1785


Un anno prima della promulgazione del nuovo codice penale firmato da Leopoldo II, che aboliva la pena di morte nel Granducato di Toscana, il due marzo 1785, il cognato Ferdinando IV Borbone di Napoli emanava nel regno delle due Sicilie la "circolare" per le migliorie dell'ambiente carcerario. Per via della Real Segreteria di Stato, Giustizia e Grazia il decreto giungeva in aprile al Tribunale della Regia Gran Corte Criminale e arrivava a Trapani il 13 giugno alla Regia Corte Capitaniale. Con il decreto, Ferdinando IV intimava ai suoi ufficiali di controllare e demolire quelle carceri, fosse, labirinti, dammusi o altre segrete di qualunque denominazione, che fossero sotto terra e costruire nuove celle secondo l'indicazione prescritta. Per alleviare parzialmente le sofferenze dei rei, l'amministrazione aboliva le celle allocate sotto terra per la costruzione di nuove celle. S'era fatto un notevole passo in avanti nella struttura carceraria latente ed opprimente del passato e si lasciava alle spalle le miserevoli storie sofferte da ciascun detenuto, laico o religioso.


Gli scalini della pietra capricciosa trapanese nel palazzo della reggia di Caserta


Tra i documenti del fondo "Secrezia" dell'archivio di Stato di Trapani ho scoperto tre attestazioni che complementano quelle scoperte dallo storico e scomparso Antonio Buscaino, autore della pubblicazione del contratto della "scala regia della reggia di Caserta" del 1990. La prima attestazione risale al 9 marzo 1755, altra al 7 aprile 1755 e l'ultima al 4 novembre 1757. Nell'insieme i documenti esaminano la spedizione di un lastrone di pietra capricciosa, l'appalto e la commessa degli scalini collocati nello scalone d'accesso del palazzo reale di Caserta voluto da Carlo III Borbone, realizzato con progetto di Luigi Vanvitelli nel 1751 ed ultimato nel 1774 regnante il figlio Ferdinando IV Borbone re di Napoli e di Sicilia.


L'assistenza di Carlo III Borbone ai bastimenti inglesi e francesi nella guerra dei 7 anni


Nel 1757, Carlo III, prudente sovrano del regno di Napoli e di Sicilia (prossimo fondatore della dinastia Borbone di Spagna) tramite il marchese Fogliani, impartiva il decreto comportamentale sul trattamento dei bastimenti francesi o inglesi approdati nei porti del regno e loro assistenza, per mantenere la perfetta neutralità della propria nazione nella questione e guerra detta dei "sette anni", nata da scopi ed interessi espansionisti di diverse nazioni europee rispetto a quelle avvenute in precedenza per questioni di successioni e di dinastie.


il lago ondato dalle acque del mare - intorno la salina di Salinagrande


Nel corso delle ricerche abbiamo volutamente trascurato e disatteso le scritture notarili riguardanti le saline, le tonnare e i corallari eccetto le inedite curiosità e le vicende non ancora svelate da conosciuti storici trapanesi. Così, a parte quelle che abbiamo raccolto, è opportuno citare un documento letto in un registro di Secrezia risalente al 1754. Si tratta della testimonianza scritta il 31 agosto 1754 dall'ingegnere Luciano Gambina. Il sacerdote, su commissione del regio secreto Giuseppe Fardella di Torrearsa, s'era recato nel territorio detto Falconeria, (ora tra Salinagrande e Marausa) dove esisteva un lago salmastro poi trasformato con caselle salinifere. Oltre la relazione è di grande rilevanza il suo disegno, nel quale è ben evidenziata la posizione naturale del lago di quel tempo.


la franchigia degli Ecclesiastici


Da Messina il suo segretario scrisse il dispaccio rivolto ai regi consiglieri del Regno e ai senatori trapanesi, siracusani e catanesi, con il quale dava il riparo necessario agli inganni dei secolari e degli ecclesiastici che aggiravano il pagamento della gabella del macino del frumento, con aggravio del mantenimento del corpo politico. He riferido al Marques mi Senor, la consulta di V. S. de 23 de este en que para obviar a' las fraudes que cometen los Ecclesiasticos, en las gabellas y especialmente en la de la macina propone V. S. el medio de dar nueva planta a' sus franquezas, y que pasarà a' executare y a' expedir los dospachos ortatoriales a' los Prelados, si S. E. conviniese en ello, y havendo prezido bien a' S. E. este arbitrio, me manda decir a V. S. passe a' expedir los despacchos necessarios para que se ponga en prattica Dios guarde a' V. S. Muchos annos. Mezina 30 de Settembre 1710.


sul rosone della chiesa di Sant'Agostino


Nella porta maggiore di essa Chiesa esiste una gran finestra di forma circolare a stile gotico ben intagliata e scolpita. Per conservarsi meglio questo bel monumento di antichità dovrà riattarsi colla possibile attenzione ed arte, rimpiazzandovi quegli intagli mutilati e disfatti dalle ingiurie del Tempo, seguitando lo stile e le forme delle esistenti e supplendole di pietra di intaglio delle Cave di Tipa; bene ingassate e fortificate con gesso ed indi listiate con delicatezza.


la tragica Ascensione del 1816


Terminava una tragica avventura mesta di sofferenza e di morte; d'equipaggi che tentarono la sorte per loro e altrui fortuna fuori delle consuete coste, costretti a guadagnarsi da vivere altrove anche se spinti dall'entusiasmo.


onze e ridalleri


Trapani marinara, commerciale e militare. Centinaia sono stati i navigli, i capitani e gli equipaggi approdati al porto per caricare sale, gemma preziosa prodotta negli aironi delle saline della Calcara, del Ronciglio (ex del Collegio), della Vecchia, di Uccello Pio ecc.


la punizione e l'assoluzione


Nel 1758, il viceré esaminava anche il caso di Eustachio De Maria confinato nel Castello di Trapani per intento del padre, per così correggerlo della vita vagabonda ed incorregibile che mena.


la febbre uterina dell'abbadessa


In due interessanti scritture redatte nel 1790 dal notaio Saverio Cognati apprendiamo tre distinti avvenimenti. Nell'introduzione del primo atto di protesto, redatto il due dicembre, si legge la richiesta di Giuseppa Malato, che reclamava la punizione della badessa, sor Maria Benedetta B. (moniale clarissa sotto la regola di San Francesco) colpevole di un sopruso nei confronti delle figlie Maria Antonia di 14 anni e Nicolina di 12, allor Educande nel monastero di Sant'Elisabetta, rinserrate dentro il Parlatorio senza il menomo convenevole avviso de' congionti.


il prodigio del sudore di San Francesco di Paola


Si narra che la domenica del 1°settembre 1726, intorno alle ore 11 di sera, avvenne il terremoto di sesto grado della scala Richter nel piano della "Felice Città di Palermo". Anche a Trapani accadde il "terremuoto" che terrorizzò gli abitanti con un'insolita veemenza e con maremoto, che ha provocato crolli e distruzione. Diverse testimonianze sono nelle carte del notaio Stefano de Blasi, che per lunghi anni ha rogato parecchie apoche, contratti e transunti chiesti dai senatori trapanesi.


L'onza e il ducato; il grano e il picciolo


Mancavano pochi mesi allo scoppio della rivolta del 1820 e conforme all'indirizzo d'innovamento amministrativo seguiva quello di riassetto sull'unità monetaria nell'intero regno. Il 6 marzo 1820 l'amministrazione borbonica promulgava in nome del re la legge che unificava la moneta del regno: il ducato. Il rinnovamento non è stato ben accolto dalla misera popolazione abituata da secoli a sostentarsi con i piccioli e che da quell'anno doveva aderire a racimolare un gruzzolo di vecchia moneta per avere alcuni nuovi grana. Queste due minori unità monetarie sono rimaste nel lessico dialettale e tuttora volgarmente si usano nel minuto parlare nell'intendere il denaro minuto. Piccioli nel linguaggio trapanese, rana (contrattura di grana) in quello alcamese e dintorni.


Intorno l'ospedale di San Sebastiano


Le rispettose dimostrazioni di amore del popolo Trapanese, non si limitarono soltanto all'augusta persona di Carlo. Quei sentimenti, che manifestava la pubblica gioja, non erano marcati dagli sterili tributi d'un entusiasmo più di trasporto, che di saggezza. Si estesero essi ancora alla di lui armata, e coi più manifesti segni di cuor tenero, e generoso. Trapani formò all'istante un ospedale per quei soldati infermi, feriti, o affrontati da un funesto languore.


prego ... barba e salasso


Non sempre chi acquisiva l'arte (dopo un generico apprendistato quinquennale) rimaneva nella bottega luogo dell'apprendimento; a volte, capitava che il novello mastro rinunciasse a collaborare con il suo capo-mastro istituendo la propria.


esimersi dal sempre mortifero vajolo


Il compito appioppatogli non era proprio di suo gradimento e non si capacitava della nomina a deputato della "Deputazione frumentaria" deliberata dai senatori trapanesi, con sorvegliare la pubblica somministrazione del frumento e d'invigilare sul peso e la qualità del pane.


sulla dotazione delle orfanelle


Per porre rimedio alla spinosa questione, e nella speranza che la figlia potesse "collocarsi in matrimonio" per non restare nubile tutta la vita, Rosaria scriveva ed esortava l'intendente della Valle di Trapani invitandolo a pressare sui consoli per ottenere la concordata corresponsione. Questi mantenevano a parole l'adempimento alle addizioni rogate nel 1772 sull'imbussolamento e l'estrazione a sorte per maritaggio delle Donzelle Vergini, figlie delli Maestri della propria Arte, viventi o defunti, che non abbia meno di anni tredici di età. Di quella dote, che consisteva nell'originario pagamento di quindici onze nei tre giorni precedenti lo Sposalizio da farsi in faccia della Chiesa, si attestava la relativa apoca notarile. Ricordiamo che il sorteggio avveniva ogni tre anni, in occasione dell'annuale commemorazione di Sant'Omobono patrono dell'arte e il giorno tredici novembre, per dare modo ai consoli di raccogliere il capitale necessario alla costituzione della dote.


I funerali munifici e imitativi


La sistemazione gerarchizzata della società trapanese di fine Settecento si manifestava anche nella celebrazione dei riti funerari e nelle sepolture. Se a ricordo della gente "comune" i rispettivi cari non hanno potuto lasciarci, per risarcire la loro mancanza nel ricordo eternale del defunto, lapidi o epigrafi, né epitaffi o necrologi in memoriam (questione questa che sarà compiutamente affrontata nell'Italia "dei Sepolcri"); di nobili e patrizi, signorotti altoborghesi e mercatanti c'è rimasta sostanziale testimonianza anche quando, se non fecero della loro ultima sede un monumento, organizzarono cerimonie funebri minuziosamente ultracurate, di cui c'informano puntualmente le nostre fonti.


Cinque stelle per Domiziano


Tutta la città fu sottosopra appena chiarito il mistero e conosciuto l'autore del misfatto. Con una processione, il corpo fu portato alla vicina chiesa di S. Croce, mentre ogni persona, piangente, accorreva a baciargli i piedi e a raccomandarsi alla sua intercessione.


l'ospedale di Sant'Antonio Abate Viennese


In due scritture rogate dal notaio Saverio Cognati apprendiamo che sul finire del Settecento la consueta procedura d'elezione dei rettori era stata sostituita da altra più innovativa gradita al Gran Maestro, Dio Guardi, Ferdinando IV Borbone, con la quale si scombinava il solito gioco di spartizioni di compiti e di incarichi, impedendo ai senatori trapanesi di eleggere rettori a loro piacimento.


la bara dei Barbitonsori


Più volte abbiamo esposto sulla processione delle "Bare" che si svolgeva in agosto. Ma non abbiamo mai presentato un contratto relativo alla costruzione della "Bara", vale a dire della "vara" nella quale ogni ceto esponeva l'insegna del proprio santo protettore. Per mera curiosità e per chi ha la pazienza di leggerlo tutto fino in fondo, presentiamo l'obbligazione contratta da mastro Vincenzo Gambina a favore dell'arte dei barbitonsori dell'undici gennaio 1783.


ovunque la bandiera


Ovunque andassero, doveva sventolare la bandiera! Questo il perentorio avviso della casa reale dei Borboni di Napoli.


... per non incorrere con notabile discapito delle loro anime


La tassa più odiata e vessatoria imposta ai cittadini era quella sul macino del grano, primaria fonte d'incasso dei regi donativi, stabilita dal parlamento siciliano il due giugno 1564. Periodicamente abbiamo letto i resoconti patrimoniali sull'esazione di questa gabella, la prima in lista fra le altre imposte, seguita per introito solamente dalla tassa sul lotto, seconda primaria fonte d'introito, come riscontriamo in atti e transunti notarili e nei documenti ufficiali della Secrezia di Trapani (A.S.Tp), nel corso della nostra decennale ricerca. Nella rabba frumentaria del Cinquecento la distribuzione gratuita del grano ad indigenti trapanesi era devoluta anche a prelati e mercanti e non era stata di monito la rivolta del 1647 e del 1671, cosiddetta della "fame", a contenere il prezzo del pane lievitato quasi del 50% e la truffa costantemente esercitata dalle citate benestanti classi a danno della comune plebe siciliana.


l'organo di De La Valle nella chiesa di San Nicola di Mira


Il 25 giugno 1612, Don Francesco de Accaira (spesso incontrato nelle scritture di Luciano Costa e forse fratello di Giacomo, tesoriere del senato trapanese) cappellano dell'antica chiesa di San_Nicolò_di_Mira di Trapani (posta nell'omonimo quartiere che anni prima ospitava lo Steri, l'odierna prefettura) desiderava fortemente la posa di un organo eccezionale nella sua chiesa, costruito con accuratezza e perfezione. Anche i rettori dell'Opera del Santissimo Sacramento si associarono all'ardore del cappellano ed insieme contattarono l'organaro Raffaele la Valle per la costruzione di un organo di dodici palmi di mostra, ovvero con la canna centrale maggiore degli odierni otto piedi e le altre di diciannove palmi di tono, probabilmente di piombo, "messe in note" a destra e sinistra dell'organo.


l'organo della chiesa di San Pietro


Nell'antica chiesa arcipretale di San Pietro, il palermitano Francesco La Grassa realizzò un organo che fu posto tra gli archi della cantoria; il più complesso strumento costruito in Europa ed orgoglio dell'intera popolazione trapanese. Contrariamente a quanto asserito da alcuni storici, la Grassa non è stato l'unico artefice della costruzione dell'organo, in quanto, si avvalse dell'opera di un decoratore marsalese che ha dipinto l'organo e l'intera prospettiva. L'indoratore Andrea Genco, naturale della Comune di Marsala, ritrovandosi di passaggio è stato incaricato a pittare la intiera prospettiva dell'organo che attualmente stà costruendosi, con fare in essa prospettiva la indoratura e pittura.


l'aromateria del Monte di Pietà


Tanti medici esercitarono la professione di dottore fisico di dottore chirurgico nell'ospedale di Sant'Antonio Abate, in quello dei Pellegrini e dei Convalescenti, nell'ospedale militare di San Sebastiano e nel Reclusorio delle Donzelle Orfane gestito dal Pio Monte di Pietà, fondato a Trapani nel 1542, con il compito di elargire la pubblica beneficenza agli indigenti. Per secoli il Pio Monte di Pietà è stato amministrato da cinque nobili rettori, che sono stati eletti per la prima volta nel 1545, ciascuno in rappresentanza dei cinque vecchi quartieri di Trapani: Biscottari, Giudecca, Rua Nueva, Loggia e Botteghelle. Sul finire del XVIII secolo, i rettori passarono da cinque a tre in rappresentanza dei tre nuovi quartieri della città: San Lorenzo, San Nicola e San Pietro. L'assistenza sanitaria si attivò nell'orfanotrofio e nel Monte di Pietà dove fiorì l'arte medica ed aromataria. Le aromaterie, in seguito dette farmacie, consistevano in piccole botteghe con stanze antistanti, nelle quali provetti aromatari manipolavano e mischiavano erbe medicinali e altre sostanze: diversi unguenti, pomate, pillole e sciroppi definiti a volte miracolosi.



1866 - i caduti di Lissa


le necrologie dei giovani trapanesi annegati nell'Adriatico nel 1866 per riportarli nel ricordo comune. Di giovani strappati dalla sonnacchiosa Trapani ed asserviti ad un sovrano tollerato dai sudditi e noto alla maggior parte dei maldicenti come figlio di un certo "Tanca" macellaio toscano, dai tratti somatici dissimili dai paterni, soprattutto per la bassa statura.
Nel 1868, l'ufficiale di stato civile trapanese annotava nei registri di morte i decessi dei quattordici trapanesi che parteciparono alla sanguinosa fratricida battaglia navale di Lissa del 20 luglio 1866.


l'Anticristo, Enoc ed Elia


Pare che l'agostiniano scalzo trapanese conoscesse ed abbia assistito a similare rappresentazione sul "ludus de Antichristo" a Trapani, di cui non si ha alcuna traccia eccetto che un'indicazione su tale evento da noi trovata in una nota inserita in una scrittura notarile del 24 luglio 1771. Dalla descrizione "delle robbe di teatro" vendute da Giacomo Accardo al sacerdote Giuseppe la Bruna (ingegnere del senato trapanese) si evince che alcuni "sacchi" o toniche servirono ad attori che impersonarono l'Anticristo, Enoc ed Elia, a chi vestì "un mantello color celeste" e "quattro abiti all'ebrea".


l'antifonario nascosto


Esistono ancora "miniere da scavare" nei depositi degli archivi statali e particolarmente in quello di Trapani, dove spesso, si trovano antifonari usati dai notai come copertine per rivestire le proprie minute. Nel corso della nostra ricerca archivistica n'abbiamo riscontrato parecchi con neumi, di carta pecudina e ridotti in pessimo stato.


Preziosi spartiti di musica sacra di un Maestro di Cappella (Stefano Pollina)


Per i cultori di storia e di musica trascriviamo integralmente i due documenti a firme autografe (e con tacto pectore) dei citati prelati con l'augurio d'aver aggiunto una novità mancante nel panorama storico della musicologia e concertistica sacra trapanese.


l'opera buffa nel teatro San Gaspare


Da scritture notarili abbiamo estratto le vicende e gli avvenimenti di fine Settecento nel teatro di San Gaspare di Trapani, non tralasciando i contratti, le figure degli impresari, l'orchestra e le opere buffe e comiche perdurate fino alla soglia dell'Ottocento.


1840 il rinnovo del concorso della Commissione d'Antichità e di Belle Arti


Con manifesto a stampa, nel 1840 si rinnovava l'esposizione delle opere d'arte realizzate da pittori, scultori ed architetti presso la regia Commissione di Antichità e Belle Arti di Palermo. Nella parte introduttiva del manifesto, tra diversi noti artisti isolani si cita "un Tipa".


Per la missione in Roma di tre alunni siciliani onde perfezionarsi nelle arti belle


Nel 1842 la Commissione di Antichità e Belle Arti, rendeva pubblicamente noto il real decreto con il quale era indetto il concorso per studi di perfezionamento a Roma di tre studenti, che nel corso di quattro anni, avrebbero migliorato la conoscenza nella pittura, nella scultura e in architettura, con il godimento di una pensione per sei anni.


l'accordo tra due violini


Mazzetti, inoltre, lo gratificò concedendogli graziosamente la donazione di tutte le sue carte di musica d'ogni sorte che in tempo di sua morte in casa si troveranno in segno di tutta la riconoscenza, gratitudine, e benevolenza insieme, e così pure di patto, e non altrimenti. Ritroviamo l'anno dopo i due violinisti musici nelle rappresentazioni d'opere buffe nel teatro di San Gaspare di Trapani. ….


Cinque massoni tra i fondatori del teatro di S. Antonio di Trapani


cinque massoni trapanesi della Loggia la "Vittoria", insieme ad altri notabili, istituirono una associazione culturale per la rappresentazione di commedie e recite nella stagione 1772-1773. Trascrizione dell'alberano e notizie sui transunti per la messa in mora del pro secreto Salvatore Ferro.


1843 l'inventario delle opere artistiche trapanesi


Il 24 settembre 1843 l'intendente Filippo Laurelli pubblicava nel Giornale d'Intendenza di Trapani la circolare sulla "formazione di un inventario degli antichi monumenti di storia e d'arte". L'avviso riportava integralmente quanto disposto dal ministro Nicola Santangelo, che caldeggiava la conservazione e l'inventario delle opere artistiche presenti nei luoghi pubblici e nelle chiese, l'elenco di antichi monumenti con particolareggiata descrizione, e nel contempo, vietava a chiunque non fosse autorizzato a fare copia dei medesimi.


il notamento delle musiche sacre


L'autorità prescelta al controllo o all'innovazione non si limitava soltanto a ricomporre periodicamente il notamento e controllare i cosiddetti "libri proibiti", ma si prodigava anche a riordinare la conduzione della pubblica istruzione e di altri istituti, specialmente a controllare le casse delle abolite Opere Pie.


la bara dei pescatori


La bara si costruì con l'impiego di tavole veneziane, di tavoloni di tiglio, di tavole d'abete e l'installazione di "quattro piduzzi". I mastri s'impegnarono di tornire otto colonne e di costruire capitelli e due palle. Per eseguire l'apparato Vincenzo Gambina impiegò trenta giornate, ventisei Saverio Solina, quattro Antonio Solina e ventotto l'intagliatore Giuseppe Bonfante.


un caso di stupro nel 1650


Il 25 agosto 1650, confortato dalla testimonianza del medico fisico Vito Licata, don Antonio invitò donna Angela a litecedere dall'accusa di stupro, a farla rigettare informazioni non veritiere e a cassare in modo permanente l'infelice caso.


Sul postribolo di Belvedere


Nel primo periodo dell'Ottocento, la prostituzione era regolamentata da ciascuna Intendenza che "zonizzava" le case di tolleranza, schedando le prostitute (a cui dava la specifica patente d'esercizio). L'autorità costituita imponeva le visite igieniche mensili e tentava di reprimere la prostituzione per strada. Su indirizzo governativo e giusto sovrano "jus legationis", l'Intendente disciplinava il mercimonio anche con l'ausilio e i consigli dei vescovi. Era compito della Polizia sorvegliare le meretrici e gli spostamenti di città in città ....

Sul bando delle meretrici del 1593 e del 1601


Ancor prima della divulgazione del bando del 26 agosto 1605, il vicerè Enrico Gusman conte d'Olivares e il vicerè Bernardino de Cardini duca di Maqueda emisero i rispettivi bandi contro le meretrici, non divergendo sostanzialmente nel testo dell'uno e dell'altro, perfino con quello del 1605. Tale configurazione si rileva affiancando il testo dei due bandi emanati rispettivamente il 28 febbraio 1593 e il primo luglio 1601.

sulla licenziosità di alcuni monaci


Non solo la divulgazione a volte esasperata dei dogmi e di nuovi precetti scaturirono dalla controriforma tridentina, pure il coinvolgimento e l'interdipendenza tra il potere temporale e spirituale, che a volte collaborò a risolvere scabrose situazioni. Nel documento del 29 aprile 1613 leggiamo sulla licenziosità di frati carmelitani dediti a vita immorale e sulle ricchezze apportate al convento. È la formale protesta mossa dai giurati trapanesi a delegati carmelitani, che si vergognavano d'avvenimenti accaduti, a quali chiesero una verifica e la risolutiva punizione dei frati macchiatisi di licenziosità.

Bando per "levari alcuni abusi che seminano la gente dal viltu et servitio divino"


L'intransigente vicerè Giovanni De Vega, al tempo del suo incarico, impose anche la rigorosa osservanza della "dottrina" cattolica, favorendo nel Regno di Napoli e di Sicilia l'introduzione dei padri gesuiti determinati a difendere con spada tratta i crismi della predicazione, confessione ed insegnamento dei canoni della controriforma tridentina.
bando sulle meretrici e chiusura di una vanella

Bando sulle meretrici e chiusura di una vanella


Nel 1733, una vanella posta in frontespizio al convento dei padri minori osservanti unito alla chiesa di Santa Maria di Gesù, era il punto d’incontro di sbrigativo approccio in ore notturne. Oltre il disagio per l’immondizia depositata, lo scandalo dei convicini e l’impraticabile viabilità, i frati d’accordo con i proprietari delle abitazioni prospicienti alla vanella chiesero al vicerè di far murare la stradina per impedire anche il mercimonio.


la gemma della povera donzella


Ma il fraudolento, e di mala fede, che tal dovrebbe chiamarsi, l'adocchiava per soddisfare le inique suo brame, ed invece di prosperarla intendeva rapirle quella gemma che rimane ad una povera donzella, l'onorato candore di sua pudicizia.

prostitute, protettori e ricottaj nella Trapani del 1837


L'otto agosto 1837, in pieno corso d'epidemia di colera durato dal ventidue luglio all'otto settembre, un anonimo trapanese denunciava atti delinquenziali di probabili colleghi. ……

il ganzo maltese e la druda trapanese


Rientrata al focolare tunisino, nel corso d'alcuni mesi Lucia dimostrò grande legamento allo sposo, che non le fece mancare nulla, tanto meno il suo cocente rinnovato amore. Passarono i giorni e in una giornata particolarmente assolata o afosa, Lucia rapita ed attratta da ripetute avances e teneri contraccolpi del ganzo maltese, cedette nuovamente, abbandonando il figlio e la casa del marito.

un altro modo d'amore


Che Santina! O la Diavola che fa la divota

Intorno al 1820 la Polizia vigilava anche sull'attività e gli spostamenti di città in città delle meretrici munite di patente, che esercitavano il proprio mestiere nelle proprie e altrui case di piacere poste sulle mura di tramontana, nella zona di scirocco, nella strada S. Leonardello, in via Paglia, nel vicolo Belvedere e perfino in una strada del convento di S. Francesco d'Assisi. Le traviate erano sottoposte a controlli e cure mercuriali e soggette a trasferimenti in altre città ....


l'incauto precettore


Per non patire l'onta di mettersi al pubblico bando e in bocca ai mormorii della gente e della sua affezionata clientela don Paolo L. denunciava il sacerdote sodomita (estimatore del drammaturgo Carlo Roti) all'Intendente della Valle di Trapani e al capo della Polizia per punire, con energiche provvidenze, quel mostro. Nell'esposizione del farmacista traspare il tentativo di vendetta personale per riscattare la vergogna subita dal figlio nulla sapendo dei successivi sviluppi della vicenda.


L'effimero contendere


Era inoltrata primavera e gli spiriti bollenti agitavano le membra di due signorotti. Forse il primo era un bohémien il cui cognome è il sinonimo del gioco della "zecchinetta"; l'altro era il giovane emancipato rampollo di un'antica e gloriosa casata. Il cognome del baronello, che manteniamo nascosto, c'induce a pensare che abbia abitato nel centro storico e non molto lontano dalle mura di tramontana dove si trovavano i cosiddetti "lupunari", le case legalizzate di prezzolato piacere. Entrambi persero follemente la testa per Taddea, la meretrice che li aveva ammaliati. Veniva da Messina e chissà in quale postribolo cittadino ha dimorato.

la lascivia di un monaco stupratore


lo stupro di una bambina di dieci anni ad opera di un monaco e sullo sfruttamento della matrigna
Con minuzia dei fatti, il giudice denunciava il padre carmelitano, che giorni prima, accolse nella propria abitazione la ragazza adescata ed accompagnata dalla matrigna Domenica I., alla quale con “violenza, non curando lacrime, Religione ed onore la stuprò”. Il premeditato incontro col monaco era stato favorito dalla matrigna, la quale “ebbe il prezzo del suo infame mestiere”. La verginità dell’infante relitta era stata venduta per una manciata di soldi in quel giorno predestinatole alla sua inevitabile prostituzione.


Arte e maestria

Qualcuno lo ha definito secolo di stravaganze ed ’inquietudini. Nel Seicento la gente intimorita dalle guerre, dalle piraterie, preoccupata dei contagi, apprensiva delle carestie, trovava conforto nella “somministrata” dottrina religiosa. È stato il tempo in cui molti ceti edificarono le proprie cappelle in diverse chiese, stesero gli statuti, elessero i propri Santi protettori dell’arte, parteciparono alla processione dei “Misteri-mestieri”, alla processione del Cilio e delle Bare.


le regole contrastanti

Con la pubblicazione di due decreti emanati nel 1821, l’autorità regia volle restringere il campo d’azione delle maestranze nelle amministrazioni civiche del Regno delle Due Sicilie evolle regolamentare l’elezione annuale dei quattro consoli (nella ricorrenza del rispettivo Santo ) già ratificata dal sindaco, come fatto dai precedenti senatori. La prassi divenne consuetudine e si rifaceva all’ordinamento dei senatori scaturito dopo la “rivolta del pane” del 1671-1673, con il quale pretesero di conoscere i nomi dei consoli eletti e che in seguito, con appositi bandi, regolamentarono perfino la processione dei gruppi dei Misteri.

la pertinacia di una vendifiori


Successivo al moto carbonaro accaduto a Palermo nel 1820, con il reale rescritto del 13 marzo 1822, si dette una definitiva stoccata alle consolari maestranze intrufolate nella gestione pubblica e politica, che parteciparono alla sommossa. Ma, ciò non significò per le maestranze il completo abbandono delle consuetudini e d'alcune norme che regolarono i mestieri, il garzonato e l'intera gestione ancorata ai vetusti capitoli anche se rinnovati nel corso degli anni. Infatti da alcuni documenti si evince una testimonianza di quanto fosse profondo il legame all'interno di ciascuna antica arte, ora ceto e poi professioni, i cui membri nel primo ventennio dell'Ottocento erano chiamati mastri di un mestiere.

lo Stabilimento degli Orefici del 1756


... Nello studio di Gaspare Fiorentino, l'assemblea elesse San Luigi in protettore dell'arte, la cui festa si celebrava il primo dicembre e concordarono di sborsare de proprio, come sin oggi s'hà soluto fare tutte le spese annuali vi abbisognano, per fare la solennità di San Luiggi Protettore, è per uscire il Mistero, Cereo, è Bara di detta loro Arte. ...

Abbullare le prime due lettere


Anche la licenza ad utilizzare il bollo con le iniziali del Console e del Mastro orafo ed argentiere concessa nel lontano 1671 dal principe di Lignè è una notizia d'interesse da leggere nel testo integrale del privilegio viceregio trascritto nel registro dei "Copia Lettere" al numero 108.

Consoli e mastri orafi ed argentieri dal 1662 al 1765


Cento anni dopo aver contratto la scrittura sull'esame a mastro e sulle disposizioni inerenti alla conduzione commerciale nella fiera annuale o esposizione campionaria d'agosto nel piano dell'Annunziata e sulle elemosine da devolvere per la "Bara e Misterio", i mastri orefici e due argentieri registrarono il parlamento e poi contratto stilato nel 1662.

Oro, argento e preziosi - i capitoli degli argentieri del 1612


Nei primi decenni del XVII secolo, diversi mastri si radunarono per costituire gli statuti dei propri ceti, detti capitoli, con i quali s'imposero una regola e disciplinarono la loro arte allora tradita oralmente con usi e consuetudini, esercitata in specifiche zone della città come in "via delle Arti, dei Corallai, dei Tintori, degli Scarpari, degli Scultori, dei Funai" ecc.

sui consoli e mastri orafi


A nulla valse il convincimento del gioielliere che mostrava un attestato nel quale, secondo disciplina forense napoletana, l'arte del gioielliere era diversa dall'orafa, contrastante con la disciplina dell'acquisto e della vendita d'oro, d'argento e gioielli, il cui fine era di evitare la concorrenza sleale nel mercato.


Il tesoro del Tesoriere


Il primo dicembre 1803, mastro Isidoro Mauro era eletto tesoriere dell'arte degli orefici. Sei giorni dopo, riceveva dal decaduto tesoriere Vincenzo Genna e con la supervisione del console Angelo Sandias la cassa con quattro chiavi contenente ottantasei onze e diciassette tarì. Inoltre, i consoli gli consegnavano la cassetta dove si custodivano i tre splendori d'argento, di ponderis librorium trium et unciam sex, de'Personaggi Misterij eiusdem Artis.

l'inventario di giogali ed arnesi di bottega di Francesco Mauro


Sembra che da più tempo i Mauro avessero abbracciato, come altre famiglie trapanesi, la professione orafa ed in seguito l'arte di gioielliere, provetto nell'incastonare rubini, balasso e diamanti. Di certo, tale maestria era insita in Francesco (figlio di Vito Mauro) che abbandonò la vita terrena l'8 dicembre 1772. L'orefice fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Gesù dopo aver il cadavere attraversato un lungo percorso cittadino al suono mesto di campane suonate a morto, perfino quella della chiesa di Custonaci.


1693 la plangetta d'argento di giusta bontà


La placcatura doveva eseguirsi annualmente in Settembre, mese d'inizio di una nuova indizione, con la supervisione, controllo e responsabilità del secreto, secondo formali prove di saggio della coppella, ovvero dell'argento spogliato della lega, pesato per ricavarne il titolo al fine della certezza dell'intrinseco valore bollato.


su galanterie e giogali d'altri tempi


Sul finire del 1700 l'antica arte orafa trapanese s'imponeva ancora con notevole presenza nel mercato insulare. In città, abili mastri e i garzoni di bottega modellavano oggetti in oro, in argento e di corallo commissionati e prevalentemente dall'agiata classe di negozianti e patrizia ed anche dalla "povera gente", giogali elencati negli inventari di defunti e negli atti dotali. Un voluminoso fascicolo sarebbe non capiente a contenere le descrizioni degli oggetti creati dalle mani di questi valenti artigiani annotati con perseveranza anche nei loro particolari libri approvati dai consoli e dai mastri orafi trapanesi succedutesi nei secoli.

L'ora italica


Dal 1820, anche gli scrivani comunali del Regno delle Due Sicilie registrarono i decessi dei cittadini nel registro di stato civile annotando le generalità e l'ora del trapasso del de cuius sovrastando in tal modo il jus secolare di attestati di defunti redatti nelle sagrestie parrocchiali. Così, ad esempio, nel registro dello stato civile dei defunti del comune di Trapani, nell'anno 1833 leggiamo il decesso del poeta Giuseppe Marco Calvino avvenuto il 21 aprile alle ore sedici in Via Rua Nuova. Nelle gare d'appalto e nelle sedute dei senatori e poi del decurionato si annotava l'orario, che compariva anche nei testamenti rogati nei primi anni del Seicento dinanzi la luce del lume e alle tre di notte.

il palio dei cavalli barbari


All’Intendente della Valle di Trapani puntualmente arrivavano anche comunicati ed inviti di manifestazioni, spettacoli e festeggiamenti; attestazioni recuperate e ora fascicolate nel “fondo d’Intendenza” dell’archivio di Stato di Trapani. Tra tante lette, trascriviamo l’avviso privo di data sulla “sollennizazione della fiera e festa del Santissimo Crocifisso e corsa dei Barbari” risalente al primo trentennio dell’800, fatto stampare dal sindaco di Roccapalumba (città posta tra Vicari e Lercara Friddi in provincia di Palermo).


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